Novanta anni fa Madre Speranza annotava nel suo “Diario”: “Il Buon Gesù mi ha detto che io devo darmi da fare perché gli uomini lo conoscano, non come un Padre offeso dalle ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre pieno di bontà, che cerca con tutti i mezzi il modo di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli, un Padre che ti segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro. Che impressione mi ha fatto tutto ciò”. Madre Speranza ha risposto a questa chiamata ed ha fatto sì che il carisma dell’Amore Misericordioso continuasse a dispensare salvezza attraverso di voi, cari Figli, care Ancelle, a partire da questo colle umbro.
Possiamo ben dire che il secolo XX è stato il secolo della Misericordia di Dio. “Secolo breve” secondo lo storico britannico Eric Hobsbawm, che lo definì tale prendendo come punti limite la Iª guerra mondiale e il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, e caratterizzandolo per essere stato un’epoca di grandi cambiamenti, di violenze inaudite, di rapida successione di eventi.
Ma dove “abbondò il peccato, sovrabbondò la Grazia”, e l’Amore Misericordioso di Cristo si è rivelato in tanti modi, in maniera particolare a Santa Faustina Kowalska, alla beata Speranza di Gesù, ed ha avuto in S. Giovanni Paolo II, il successore di Pietro che ha voluto che di tale Misericordia fossero inondati come da un fiume che irriga terreni aridi, anche i secoli futuri. Su questa scia papa Francesco ha raccolto il testimone perché la Misericordia di Dio fosse annunciata anche in questo nostro tempo con forza ed efficacia.
Cosa è la misericordia che Cristo ci ha rivelato in modo speciale, se non l’unico grande messaggio di salvezza che la Chiesa proclama da 2000 anni: “Cristo è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra salvezza!”. Quest’oggi risuona ancora nei nostri cuori, nella narrazione che l’evangelista Luca fa della parabola del Padre Misericordioso, un Padre, come dice Madre Speranza, che non può essere felice senza i suoi figli.
Mi piace ricordare che uno dei commenti più belli a questa parabola, nel “secolo breve”, nel secolo della Misericordia è stato quello di don Primo Mazzolari, il prete cremonese di cui è iniziato recentemente il processo di canonizzazione. Nel suo “La più bella avventura” don Mazzolari dice che questa è la parabola più bella, “la più completa”: “in essa ognuno si sente volta per volta o nello stesso momento Prodigo e Maggiore; nella strada che va e su quella del ritorno; con davanti l’agonia o la gioia diffusiva del Padre; con l’inferno nel cuore e le prime note della festività che si canta perfino in Cielo, per Colui che dapprima era morto ed ora è risuscitato”.
La Casa di questo Padre: fermiamoci a riflettere su di essa. Ci sono due modi di guardare a questa casa nella quale il Maggiore dei figli rimane come un estraneo, il minore fugge in cerca di libertà, il Padre attende, da essa esce, in essa fa festa. Ma c’è il modo di considerare quella casa da parte del Padre. La casa per i figli: un luogo nel quale ad un certo punto si sentono a disagio perché non si fidano di Dio e come Adamo hanno il sospetto che il Suo Amore voglia togliere loro la libertà. Il primo figlio fugge da quella casa portando i suoi beni: fugge dall’Amore verso una libertà che lo rende sciavo. Cos’è il peccato se non il fuggire da Dio, dissipando beni inestimabili: la vita, gli oggetti, il corpo, il cuore? Il secondo figlio rimane nella casa, ma in maniera imbronciata; è pronto a rivendicare i suoi spazi di autonomia, senza capire che quel Padre non è un padrone, ma ama solo come sa amare Dio! In casa con Dio ci si sta non per dovere, ma per amore; il peccato di chi non fugge ma rimane tiepido, il peccato ostile. Scrive Mazzolari: “Il titolo del figliuolo, perché sia buono, deve essere provata alla pietra da pagare dall’amore fraterno”. Lì in quella casa non si sono sentiti fratelli. Di quella casa ha nostalgia il figlio prodigo, ma abbiamo nostalgia tutti quando il peccato, la divisione, l’egoismo, l’avidità, ci fa sentire spaesati. “Quanti salariati in casa di mio padre …” .
Ma cos’è questa Casa per il Padre? È il luogo dove ci dona il Suo Amore; è il luogo di cui non è geloso. Il luogo dal quale esce: “vistolo di lontano gli corse incontro”. E del figlio maggiore: “Uscì a supplicarlo”. È casa, dalla quale sempre esce, perché non può vivere senza amore. È la casa dove si fa festa per i peccatori.
Cari fratelli e sorelle: la Misericordia di Dio è quella “casa”, luogo del quale ci fa sentire nostalgia, luogo che ci accoglie e ci ridona la nostra dignità. Non si stancherà mai di attenderci, di accoglierci in essa, di prepararci la festa più grande!