Evitiamo ad ogni costo la critica. Ricordiamoci che non siamo state chiamate a giudicare le sorelle. Detestiamo questo vizio, ricordando che la carità ci obbliga a evitarla con ogni mezzo. Sappiamo che la critica consiste nel manifestare ad altri le mancanze delle consorelle, distruggendo in molti casi la loro reputazione. Ciò avviene ogni volta che riferiamo ad altri i loro difetti.
Lo stesso avviene, forse con un danno più grave, quando non nominiamo le loro mancanze, ma usiamo frasi che fanno pensare male sul loro comportamento. Come ad esempio: “se potessi parlare!”. Oppure quando dicono qualcosa di male su di noi rispondiamo: “vorrei parlare, ma è meglio tacere”; è una cosa terribile, infatti questa riservatezza fa più danno della manifestazione chiara e franca di quanto è successo poiché induce a sospettare che si occultino cose molto più gravi.
Qualcuna risponderà: “ma quando ho criticato il prossimo erano cose ormai note per cui non credo di avergli tolto la stima: ciò che ho detto non l’ho visto personalmente ma me l’hanno raccontato, perciò la mia mancanza non è tanto grave perché erano fatti noti e sappiamo bene che quando una cosa è conosciuta diminuisce la gravità.
Credo che anche in questo caso in cui qualcuno si compiace di riferire i difetti dei fratelli lo fa perché in lui c’è un cuore freddo e vuoto d’amore e di carità. E la Ancella dell’Amore Misericordioso che avesse un cuore simile non è degna del nome che porta. (El pan 5, 282-285)
Tutto il bene che la carità costruisce viene distrutto dal vizio infame della mormorazione che riduce la persona che lo commette in un essere abominevole. (El pan 3,61)
Il silenzio è uno dei principali mezzi per avanzare nella perfezione; osservando il silenzio in casa, ognuno attende al proprio obbligo e al proprio ufficio senza lamentele, senza mormorazioni, senza mancanze di carità, di modo che l’anima si fa attenta solo alle ispirazioni della grazia e a chiedere quanto le occorre.
I vantaggi del silenzio sono:
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ci libera dalle mormorazioni, sia dal farle che dall’ascoltarle;
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ci fa attenti a non mentire;
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ci libera dalle parole inutili, ridicole e dall’essere complimentosi o adulatori;
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fa in modo che i nostri discorsi abbiano come oggetto Dio e non noi stessi per elogiarci, attribuendoci virtù e qualità che non abbiamo. È conveniente perciò che tra noi trattiamo di cose spirituali e impariamo a tener pronti argomenti di edificazione per quando dovremo trattare con gli altri. (El pan 14, 111-115)
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