15 ottobre 1965 – Madre Speranza parla alle sue suore e ricorda i suoi 50 anni di vita religiosa. Al mattino aveva celebrato la Messa in Santuario don Umberto Terenzi del Divino Amore. Il testo è trascritto dalla viva voce della Madre.
… sono già 50 anni che ho lasciato la casa paterna con il grande desiderio di diventare santa, di rassomigliare un po’ a S. Teresa, che era coraggiosa, non aveva paura di niente e affrontava ogni situazione; che desiderio, figlie mie! Volevo assomigliarle, perciò sono partita da casa, quel giorno, lasciando mia madre a letto malata e, senza la speranza di rivederla più. “Figlia, perché non aspetti?”, mi disse; mamma, domani è la festa di S. Teresa e vorrei diventare una grande santa come lei e che mi aiuti a seguire il Signore come ha fatto lei. Mia madre, che era tanto buona, mi disse: “figlia, il Signore ti benedica e, se dovessi morire, prega per me”. E così, addolorata nel vedere mia madre soffrire, ma col grande desiderio di diventare santa, partii da casa accompagnata da mio padre e dal fratello più grande, che è già morto.
Così, nel giorno di S. Teresa, entrai nella Congregazione fondata da Padre Claret, in quella piccola comunità di religiose del Calvario, ed il tempo che trascorsi lì si trasformò veramente in un calvario. Dopo tre anni il Vescovo di Murcia, che conoscevo molto bene, venne a trovarmi e mi chiese: Madre, che fa? Eccellenza, gli risposi, sono venuta a santificarmi, ma siccome vedo che qui mi è impossibile, non mi sembra opportuno fare i voti perpetui. Perché? mi chiese.
Gli manifestai quello che provavo ed egli mi rispose: “Madre, non pensi più di essere una persona, immagini di essere una scopa; si presenta una consorella dai modi delicati, fine e ordinata, pulisce il salone o altro e poi la ripone delicatamente al suo posto. Viene un’altra brusca, disordinata e poco delicata, si serve di essa e poi l’abbandona in un angolo. La scopa non si lamenta, non protesta e in silenzio lascia che la utilizzino per una cosa o per l’altra, la trattino più o meno delicatamente. Tu, allo stesso modo, devi pensare di essere una scopa, per cui non devi offenderti se una ti dice, l’altra ti fa… no, ma sarai sempre disposta a tutto, come una scopa che mai si lamenta”.
Da quel tempo posso assicurarvi che ho cercato sempre di servire da scopa e tutti i giorni chiedo al Signore di darmi un grande amore, un desiderio forte e costante di santificarmi e che, come la scopa, mi lascino di qua o di là, mi trattino in un modo o in un altro, non serva ad altro che a raccogliere spazzatura. Tutti i giorni dico: Signore, fa’ di me quello che vuoi, non permettere che mai ti dia un dispiacere e il mio cuore sia sempre fisso in te e che i miei figli e le mie figlie, tutti, ti diano quanto chiedi loro.
Figlie mie, vorrei supplicarvi di non far caso alle esagerazioni e stupidaggini che il Padre ha detto della vostra Madre questa mattina durante la Messa, perché solo il Signore sa veramente chi sono, mentre gli uomini non mi conoscono. Questi è un santo sacerdote. Ha fondato delle religiose che si chiamano del “Divino Amore”; [io ci sono stata da loro diverse volte.] … Le religiose erano molto buone; lui aveva uno spirito molto buono, anche se oggi ha detto tante stupidaggini, è un santo sacerdote, pieno di amore, di carità. …
Io non ho fatto altro che essere di inciampo al Signore e sempre ricorderò quella scena a cui assistetti nell’altra Congregazione, “dove mi hanno insegnato ad amare Gesù” e che mi è rimasta molto impressa.
Un giorno, venne una signora con una bambina di 5/6 anni, per iscriverla a scuola. Questa signora portava un cesto pieno di acquisti fatti al mercato; la bambina si appoggiava al cesto e dondolandosi diceva: “mamma ti aiuto io” e la mamma doveva reggere il cesto con entrambe le mani, perché il dondolio della bambina le aumentava il peso. Che aiuto poteva darle? Questo è quanto ho fatto io in questi cinquanta anni e dico al Signore: io faccio come quella bambina, “Gesù, ti dico che voglio fare la tua volontà, che voglio eseguire ciò che mi chiedi, ma non ti aiuto affatto, perché non ne sono capace, e, come quella bambina, aumento solo il peso”. E adesso pregate per me, perché il Signore mi aiuti a dargli quanto desidera e attende da me. Addio, figlie.
(Madre Speranza nel 1965; El pan 21, 720-726)
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