Mio buon Gesù, oggi mentre leggevo un libro mi è venuto in mente un problema serio, che oggi ci chiama quotidianamente ad entrare in un circolo vizioso…. “Noi ragazzi, di cosa abbiamo bisogno? “Ti dico soltanto, mio Buon Gesù, che più tempo passa, più mi accorgo che le parole, sulle nostre labbra, diventano sterili se non sono accompagnate anche dalla visualizzazione. L’ audio non ha più senso, per noi, se non c’è un video. Un video che dia credibilità ai nostri gesti, alle nostre scelte, ai nostri silenzi, alle nostre sofferenze. Non si capisce più nulla, mio buon Gesù. Più nulla… Una volta ho assistito ad un dibattito tra un commentatore politico ed un telecronista sportivo: sul perché non riuscivo a capire perché la gente non riesce a comprendere bene certi linguaggi che adoperiamo quando parliamo di equilibri avanzati. Eppure questi equilibri si adoperano ogni giorno. Ma la gente, o meglio noi, non capiamo mentre,.. durante i commenti sportivi che si parla di cross, di dribbling, noi li comprendiamo.. la differenza arrivato a questo punto è una: che gli equilibri più avanzati non possono essere ripresi con la telecamera… i santuari si costruiscono nel cuore… quelle emozioni che proviamo dentro, gioia, tristezza, paura, non possono essere ripresi da nessuna telecamera, da nessuno. Ecco, Gesù Mio, secondo me noi oggi non emaniamo questi sentimenti perché oltre che presi dalla materialità della vita, abbiamo la Paura del domani…. Ecco il punto centrale abbiamo paura del domani.. Secondo me, anche Tua Mamma, Maria, ha avuto molta paura, e anche Lei come ognuno di noi si è chiesta: che senso ha la vita… Questa è una bella domanda che ultimamente sento spesso ripetere, e l’ ho pensata anche io tempo dietro, e sapessi quante volte, Mio buon Gesù, ho avuto paura di addormentarmi perché ho pensato che al domani non ci sarei arrivata… Ma Tu, un giorno mi hai messo alla guida un angelo e lì tutta la mia paura ha avuto una svolta. La nostra vita è un andare verso…. Nella nostra vita, nella vita di ognuno di noi, c’è un disegno, c’è un senso. La nostra vita è una tela con tanti buchi, la nostra vita ha un senso profondo, anche se ci si sente insoddisfatti nel profondo. C’è talmente tanta amarezza che dipinge i nostri volti. C’è questa paura nel cuore, paura che le cose belle finiscano, c’è l’ esperienza della fine. Ma, la paura, proprio questa paura, deve darci la forza di lottare, di andare avanti, di completare il nostro disegno, proprio come hai fatto Tu, Mio Salvatore… Scommetto che anche tu hai provato questa sensazione… credo che il nostro compito nella vita non è di fare scintille ma di fare la luce. E la luce si può fare anche in silenzio senza che nessuno ci possa notare, senza telecamere, senza mettersi in mostra. Tutto nella vita ha un senso, anche la sofferenza, e questo, l’ho capito solo ora mio buon Gesù! Ogni cosa nella vita ha un senso. Anche nella tua Croce, Gesù Mio, c’è stato un senso… Il senso di salvarci, il senso di metterti a tavola insieme agli altri. Ecco, Mio Buon Gesù, vorrei chiederti un piacere: “Aiutami, aiutaci a compiere questo sforzo, aiutaci ad incontrare l’ altro, aiutaci a guardarci in faccia, a scoprire l’altro con occhi diversi, aiutaci a portare l’altro verso la luce, aiutaci a regalare sorrisi perché, come sai, ho imparato che regalando semplici e veri sorrisi si regala la speranza è gli occhi diventano luce. Ascolta, o mio Gesù, questo mio umile pensiero… Ti voglio bene e grazie per il dono della Vita.
Prima di concludere voglio riportare una frase che mi ha aiutato ad affrontare giorni cupi: “Non vi preoccupate se voi nella tastiera non appartenete a quel settore dei tasti che vengono continuamente colpiti dalle dita veloci del pianista e magari siete relegati in quelle note che sembrano stonate s chi non è intenditore, le note gravi e le note alte. Capita che nel concerto ci sia anche bisogno di quella nota…. Nota stonata”.
Ecco questa frase la dedico a voi tutti, perché attraverso la mia sofferenza ho capito che la vita è un dono immenso e per capirla abbiamo bisogno di tutto anche della sofferenza.
Serena Treglia
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