– di poter fare sempre quello che gli piace
– di poter fare tutto per la sua gloria
– che la mia vita sia una continua sofferenza
– e la mia morte sia d’amore …”
1432 Collevalenza 25 gennaio 1954: quanto soffro, padre mio, per la mia poca rassegnazione o poco amore nel dolore e che differenza faccio nell’accogliere le consolazioni e le gioie, dalle prove e dal dolore! Quando ero persuasa che il buon Gesù abitava continuamente nel mio povero cuore riempiendomi del suo amore, mi credevo generosa e, per suo amore, mi sembrava fossi disposta a qualsiasi sacrificio; oggi invece, poiché si è degnato di accettare la mia offerta, piango e credo di pensare più al mio dolore, che al suo amore; questo mi tormenta oltre misura.
1433 Preghi, padre mio, il buon Gesù perché mi perdoni e senza valutare la mia debolezza mi tratti come vuole e come più gli piace. Se vuole farmi vivere per sempre priva delle cose sensibili e anche delle consolazioni spirituali, sono contenta. Col suo aiuto sono disposta a vivere così per tutto il tempo che vorrà concedermi; ma gli dica pure di non allontanarsi da me e che mi conceda, col suo aiuto, di far crescere sempre in me il suo amore e la sua carità.
1434 Collevalenza 27 gennaio 1954: questa sera che gioia ho sperimentato! Sono andata a fare la via crucis e all’ultima stazione ho avuto la consolazione di vedere per un momentino il buon Gesù. Quanto è buono, padre mio! Dimenticando quanto l’ho fatto soffrire, per un istante ha sollevato il velo che in questi giorni lo copriva e si è lasciato vedere. Amorosamente mi ha rimproverato per il tempo che ho perso in questi giorni rimuginando tante stupidaggini che mi hanno rubato il tempo della meditazione, mi hanno turbato e amareggiato il cuore.
1435 Con la sua visita la mia anima è più temprata nel fuoco dell’amore, forse perché ho provato nuovamente la soavità della sua presenza. Con questa bella visione, padre mio, mi sembra che si sia realizzato tra Gesù e me, come una fusione delle due volontà in una sola, toccando a me la sorte di adattare la mia alla sua e, in conseguenza, mi ha detto che debbo avere con Lui una grande e affettuosa sottomissione a tutte le situazioni che Lui disporrà, felici o dolorose e ad ogni genere di umiliazioni e tribolazioni. Ossia, padre mio, secondo il buon Gesù, la mia volontà deve restare indifferente a tutto, tranne alla mia santificazione che devo desiderare e cercare ardentemente, ma sempre in conformità alla sua divina volontà e per la sua gloria. Non debbo più cercare il piacere di vederlo e di ascoltare la sua dolce voce, ma solo quello che Lui vuole e più gradisce.
1436 Padre mio, preghi perché, aiutata dal buon Gesù, possa fare sempre la sua divina volontà e allontanarmi da tutto ciò che mi impedisce l’unione con Dio. Sia certo, che la stessa cosa la chiedo per lei.
1437 Collevalenza 28 gennaio 1954: Padre mio, debbo confessarle che, nonostante la visione di ieri e il desiderio di dare al buon Gesù quanto mi chiede, costi quello che costi, non so che mi succede. Certo è che la notte di ieri e la giornata d’oggi, le ho trascorse in modo molto strano: mi sembra di essere quasi in letargo e appena mi rendo conto di quello che dico e faccio e questo anche se non sono distratta, poiché non vedo il buon Gesù.
1438 Padre mio, oggi mi sento come prigioniera di un amore forte per Dio che mi lascia senza forze. Mi sembra di essere dentro un terribile fuoco o un’ebbrezza che pare mi consumino. Questo mi accade senza che faccia alcuno sforzo nella meditazione. Desidero unicamente stare sola col buon Gesù e che arrivi la notte per restare vicino al tabernacolo senza ascoltare nessuno e lì, sola con Lui, in una dolce quiete, trascorrere la notte, dovendo fare un grande sforzo per ritirarmi. Sapesse, padre mio, quanto soffro sentendo parlare o gridare nelle ricreazioni e che violenza devo sostenere persino a stare con lei, poiché in questo stato non desidero altro che rimanere sola nella mia cella. Questa è la ragione per la quale, in questi giorni, me ne vado lasciando tutti soli.
1439 Che spiegazione dare a tutto questo, padre mio? Sarà forse una tentazione del diavolo perché smetta di assistere i figli e le figlie? Padre mio, per carità, chieda al buon Gesù le faccia capire se questo che mi succede lo vuole Lui, oppure no, e, in tal caso, mi aiuti ad uscire da questo letargo.
1440 Collevalenza 30 gennaio 1954: Non so che dirle, padre mio, mi sembra di essere ogni giorno più assorta in questo letargo e, senza rendermi conto, lo sguardo, la mente e il cuore si fissano nel buon Gesù, rimanendo come immersa in Lui, senza curarmi di quello che succede attorno a me, nè adempiere i miei doveri, camminando per casa senza preoccuparmi – a mio parere – di vedere, come prima, cosa fanno i figli e le figlie.
1441 Padre mio, vivo imbevuta nelle dolcezze che produce l’amore, oppure in una “trappola” che mi ha teso il diavolo, perché io trascuri i miei doveri, diminuendo la vigilanza e l’attenzione per i figli e le figlie, così che lui possa indurli a fare quanto non dovrebbero? Che orrore, padre mio, questo non lo voglio!
1442 Chieda al buon Gesù, che le faccia conoscere se questo che mi succede, senza alcun mio sforzo e non vedendolo, è cosa sua o no. E qualunque ne sia la causa, mi tratti secondo le ispirazioni del Signore, riportandomi al mio stato normale di preghiera, vigilanza e dolore. Però gli chieda anche che il mio cuore arda sempre del suo amore e il suo volto sia sempre impresso nella mia mente e in tutto il mio essere, come rimase impresso nel panno della Veronica, senza cancellarsi mai più.
1443 Collevalenza 31 gennaio 1954: padre mio, debbo confessarle che, nonostante i miei sforzi e propositi di fare bene la meditazione e il grande bisogno che ho di parlare col buon Gesù per esporgli tante cose e necessità che Lui solo può risolvere, non ne sono capace, perché continuo a vivere in questo letargo o sospensione della mia mente, per cui mi rimane solo di contemplare Dio.
1444 Questa notte mi sono recata per un po’ in cappella, per vedere se, vicino al tabernacolo, potevo conversare con più facilità con l’Amato dell’anima mia; ma vedendo che non riuscivo a dirgli niente per questa sospensione della mia mente che solo mi permette di contemplare il buon Gesù con uno sguardo fisso senza vederlo, senza sentirlo e senza potergli parlare, né portare avanti alcun ragionamento, mi sono decisa a fare la via crucis e con grande sforzo sono riuscita ad arrivare alla seconda caduta del buon Gesù e lì, padre mio, mi sentivo come fuori di me e senza potermi mantenere per terra. Allora mi sono inginocchiata e, senza sapere come, alle quattro e mezzo mi sono ritrovata abbracciata al tabernacolo, o meglio a Lui che maestosamente mi si è presentato facendomi vedere come sta nel tabernacolo, notte e giorno, mostrando al Padre le piaghe aperte per amore degli uomini e intercedendo continuamente con queste dall’eterno Padre perdono e misericordia per tutta l’umanità. Vedesse, padre, cosa è successo: quasi sospesa in aria, Lui ed io abbracciati, mi ha fatto bere una specie di liquore che usciva dal suo costato, lasciandomi mezzo ubriaca.
1445 Trovandomi di nuovo a terra, col cuore che esultava di gioia e l’anima che si sentiva ardere nel fuoco dell’amore di Dio, come ho potuto, alle cinque sono tornata in camera senza terminare la via crucis.
1446 Padre mio, come vede il buon Gesù mi tratta ancora come una bambina, capace solo di assaporare le dolcezze dell’amore, ma incapace di soffrire. Perché il buon Gesù mi tratta in questo modo, padre mio, dopo avergli tante volte chiesto la grazia che la mia vita sia un soffrire continuo? Chieda al buon Gesù mi conceda questa grazia e che infiammi continuamente il mio cuore nel fuoco del suo amore; e sia certo che la stessa cosa chiederò per lei.
1447 Collevalenza 2 febbraio 1954: oggi, padre mio, ho avuto la grazia di rinnovare ancora una volta i voti con tutte le mie figlie, quelle che vivono con me e quelle che si trovano lontane; ma ho avuto anche la grande pena di sapere che una delle figlie non ha rinnovato la sua promessa e, dopo aver ricevuto tante grazie dal buon Gesù, è decisa ad abbandonare la vita religiosa.
1448 Quale dispiacere, Gesù mio, non lo permettere! Lei ti amava e aspirava a santificarsi, era caritatevole e disposta al sacrificio, aiutala a superare questa tentazione o passione e fa’ che sia io a soffrire per la sua mancanze di fede e la sua sfiducia. Dimentica la sua agitazione e il suo turbamento, tendile la tua mano potente; guardala col tuo amore di Padre e trasforma la sua passione umana, Gesù mio, in un intenso amore per te. Non lasciarla sola, comportati con lei come tu sai fare e ti assicuro che, se userai con questa figlia l’amore e la misericordia che hai avuto con me, ti ricambierà molto più di quanto ho fatto io, si unirà a te e non penserà più all’amore delle creature. Vedrai, Gesù mio, che avrà per te un amore molto più delicato di quello che, sfortunatamente, non ho avuto io; fa’ la prova, Gesù mio.
1449 Padre mio, preghi perché la riflessione e la costanza facciano uscire questa figlia dalla tentazione con esito positivo e preghi anche perché fratel Remigio, che oggi ha emesso la sua professione, sia più diligente nelle cose di Dio e osservi fedelmente i suoi voti. Padre mio, preghi anche perché il buon Gesù illumini i miei sensi, infiammi il mio cuore col suo amore e si degni di avvolgere col suo il mio spirito e così forte da seppellirlo in Lui, senza altra volontà che la sua; per lei chiedo queste stesse cose.
1450 Collevalenza 3 febbraio 1954: Padre mio, non so cosa mi succede, ma ogni giorno mi trovo sempre più impossibilitata a fare bene la meditazione, tanto quella con la comunità che è molto breve, come quella che faccio da sola, giorno e notte. Mi creda, padre mio, il tempo mi passa senza poter dire una sola parola al buon Gesù. Sono incapace di fare alcun ragionamento e passo il tempo osservando Gesù dentro di me, amandolo, questo si, ma senza udire la sua voce, senza vedere il suo dolce viso. Però, nonostante questo, le debbo confessare che oggi mi sento come elevata verso Dio e, anche se non sono distratta e non vedo il buon Gesù, mi sento come fuori di me e ho paura di restare in cappella a fare la via crucis, perché sembra che mi manchino le forze per mantenermi fortemente aggrappata al banco ed evitare che si ripeta quello che mi è capitato nella notte del 30 e qualcuno mi veda abbracciata al tabernacolo e si scandalizzi.
1451 Padre mio, chieda al buon Gesù, che mi conceda di poter fare sempre quello che gli piace e tutto per la sua gloria e che la mia vita sia una continua sofferenza e la mia morte sia d’amore.
1452 Collevalenza 4 febbraio 1954: Padre mio, oggi posso dirle solo che questa notte ho provato un amore così forte per il buon Gesù, che mi è impossibile spiegarglielo. Il mio cuore saltava di gioia sentendo, dopo tanto tempo, la voce del buon Gesù e contemplando nuovamente la sua bellezza e la sua grazia. Che pazzia, padre mio! erano tanti giorni che non lo vedevo, né l’udivo!
1453 Padre mio, preghi perché mai più perda la presenza del buon Gesù, poiché si è degnato di scegliermi come sua sposa e di venire ad abitare dentro il mio povero cuore. Gli chieda anche che il mio cuore mai sia un sepolcro di freddo marmo, bensì un tabernacolo dorato dalla sua carità e riscaldato sempre dal fuoco del suo amore; queste stesse cose chiedo per lei.
1454 Collevalenza 7 febbraio 1954: quanto ho sofferto, ieri notte, padre mio! sono andata per un po’ di tempo in cappella e lì, vicino al tabernacolo, mi ha assalito una specie di paura e un malessere tale che mi sembrava di non poterne più. Allora ho deciso di tornare in camera. Che spavento, padre mio! Ho trovato il “tignoso” che ha iniziato a brontolare perché, dice, non lascio nessuno in pace, specialmente quelli che chiamo figli e figlie (qui ha fatto una grande risata) dice che li sto ingannando con la favola di quel Gesù che cerco di far amare da tutti loro, perché è contento di come si comportano e che Egli si rallegra in questa nuova casa.
1455 Mi ha detto che è tutto un imbroglio, perché questi poveri disgraziati non possano godere della vita presente, né della futura. Ha anche aggiunto che quel Gesù è stufo di tutti loro e anche di me.
1456 Io continuavo a camminare per quanto mi era possibile, ma arrivando vicino alla scala, mi ha dato una forte spinta e mi ha detto: “va a cercare quei birbanti” e, senza sapere come, sono caduta nel piano di sotto; lì sono rimasta per un poco, senza potermi alzare poi, facendo un grande sforzo, mi sono sollevata e ho cercato di tornare in camera. Egli intanto rideva e a metà scala, senza sapere come, mi è scomparso il velo, mi ha preso per i capelli e mi ha accompagnato su per la scala sbattendomi la testa da una parete all’altra, dicendo che aveva il permesso da quel farabutto (che dico mi ama e ama i disgraziati che ho ingannato) di uccidermi, così finiranno tutti i miei imbrogli e smetterò di seccarli e, ridendo sguaiatamente, mi ha dato una seconda spinta, facendomi precipitare fino al primo piano; quindi è scomparso.
1457 Lì sono rimasta, seduta per terra per lungo tempo, finché ho potuto alzarmi e tornare in camera. Che spavento, padre mio! È vero che non può uccidermi, ma mi ha lasciato con la testa intontita, strappandomi o tagliandomi tanti capelli, con un forte dolore alle spalle e alle ginocchia, tanto che appena posso muovermi. Così sono entrata nella mia stanza, dove sono rimasta seduta con lo sguardo fisso nell’effige del buon Gesù, ma senza potergli dire niente. Alle quattro e mezza sono andata di nuovo in cappella dove, aiutata dal buon Gesù, ho potuto fare la via crucis, partecipando un po’, anche se non nella stessa intensità, ai dolori dell’Amato dell’anima mia.
1458 Oggi, padre mio, sto passando la giornata come intontita e piena di dolori, ma la mia mente e il mio cuore sono fissi nel buon Gesù e debbo sforzarmi per uscire da questa quiete. Padre mio, chieda al buon Gesù che le faccia conoscere lo stato della mia povera anima e mi aiuti a compiere sempre la sua divina volontà. Quest’ultima cosa chiedo continuamente per lei.
1459 Collevalenza 8 febbraio 1954: Padre mio, non so cosa mi stia succedendo, ma ho tanta paura di non dare a Gesù quello che mi chiede, o meglio, di non corrispondere alle finezze del suo amore.
1460 Padre mio, non so cosa mi succede durante la meditazione, specialmente in quella della sera, dove sola con Dio, senza il rumore delle creature, desidererei dirgli tante cose, ma passo la notte senza dirgli nulla, poiché facilmente e perfino senza rendermi conto, mi capita una specie di ebrezza che lascia quasi sospesa la mia volontà e l’intelletto e ho la sensazione di non vedere, né sentire, come se fossi in Dio ed Egli in me.
1461 Parte della notte resto in questo stato e, se vedesse, padre mio, come si gioisce! Credo che un solo istante di queste delizie, sia più che sufficiente per ricompensare tutti i dolori, sofferenze e travagli di questo esilio.
1462 Padre mio, non deve preoccuparsi affatto per la durata di questa preghiera, pensando che possa recar danno alla mia salute, poiché non si sente nessuna stanchezza, dolore o fastidio, anzi, al contrario, dopo questo stato di preghiera, si prova solo un grande desiderio di soffrire, amare e abbracciare fortemente la croce.
1463 Padre mio, preghi perché sempre possa avere fissa in me la bellezza di Dio e questa costringa il mio cuore ad amarlo ogni giorno con più intensità. Questo amore obblighi Lui a concedermi grandi sofferenze, angosce e dolori, sempre in riparazione dei peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero.
(El pan 18, hoy 1432-1463)