Eucarestia

Care figlie, se chiediamo ad un uomo che non conosce l’Eucaristia e i nostri sacri misteri: “Dov’è il tuo Dio?” ci dirà, seguendo il giudizio della sua retta ragione, “Il mio Dio è in ogni luogo, poiché Egli riempie di sé il cielo e la terra”. Anzi, egli potrebbe chiederci a sua volta: “Dove non è l’Immenso, l’Infinito?”.
Ma voi potete rendere più precisa la domanda: “Dove sta il mio Dio, il Dio del mio cuore, in modo che io possa sentire e godere della sua presenza? Forse fuori, come desiderava incontrarlo la sposa dei Cantici, e non chiuso, quasi prigioniero dentro le creature? Io so che il mio Dio è in ogni luogo; dovunque c’è un atomo di esistenza per sostenerlo in forma latente e nascosta; dove c’è un atomo di forza operando insieme ad esso come primo motore. Ma questo è sufficiente per soddisfare il mio desiderio di vedere Dio nel suo proprio essere, solo e come separato da tutto il resto, come oggetto distinto e particolare del mio vedere?”.
Bene aveva compreso il Profeta regale che il suo Dio si trovava nel paese dell’esilio così come nella patria, poiché lo portava sempre innanzi ai suoi occhi, e tuttavia era triste ed afflitto ricordando in terra di nemici il luogo mirabile del Tabernacolo, il monte del suo Dio, il luogo proprio della sua residenza dove si lasciava vedere ed ascoltare dal suo popolo amato. Egli si consolava intanto con la dolce speranza di poter un giorno sostare nella casa del suo Dio. Però, mentre quel giorno tardava a giungere, si struggeva dal desiderio di vedere il suo divino Volto. Così, figlie mie, le anime a Gesù consacrate che veramente lo amano, sono contente solo se trovano e scoprono il volto dell’Amato.
Care figlie, certamente nella natura non si vede che l’immagine del Creatore come riflessa in uno specchio, fino a quando Egli si nasconde dietro la parete; anzi si vede ancora meno, solo la sua ombra, l’orma dei suoi piedi. Ah, figlie mie, è proprio vero che il Dio della creazione è un Dio occulto e nascosto e che, per quanto le creature ci parlino di Lui, per quanto lo lodino ed esaltino le sue perfezioni e ci indichino il luogo per il quale è passato, dobbiamo gemere come la sposa dei Cantici, perché “il mio Amato non è là, è passato”. Dovremo lamentarci come Giobbe: “Perché, Signore, mi nascondi il tuo volto divino quasi fossi un tuo nemico?”. Vedete, figlie mie, la necessità che sperimenta l’anima di possedere personalmente il suo Dio.
Dio stesso si è degnato di soddisfare personalmente e pienamente questa necessità in virtù della sua reale presenza come Dio e Uomo nel sacramento dell’Eucaristia, il tesoro dei tesori per l’anima veramente amante di Gesù e senza il quale lo stesso cristianesimo rimarrebbe incompleto. Eppure gli sventurati seguaci dell’errore, gli eretici di questi ultimi tre secoli, lo tengono mutilato e senza vita proprio con una perdita volontaria. Questi sventurati conservano appena l’ombra dell’Eucaristia.
Chiedete al cristiano che, pur conoscendo i dogmi e i sacramenti della nostra religione, non possiede il Sacramento dell’altare: “Dov’è il tuo Dio?” ed egli pronto vi risponderà: “Il mio Dio è nel cielo, felicità di milioni di anime beate che lassù godono di Lui e lo contemplano, perché il trono di Dio è nel cielo”. Essi non comprendono che abbiamo la fortuna di incontrarlo personalmente anche sulla terra, perché “il Verbo si fece carne e abita in mezzo a noi”. Baruc aveva profeticamente annunciato: “Fu visto sulla terra e conversò familiarmente con gli uomini”.
Però, dopo un breve pellegrinare di trentatre anni, Gesù non salì di nuovo al cielo e non sta lassù regnando glorioso alla destra del Padre? Certamente ritornò nel seno del Padre, come da Lui era disceso, e lasciò il mondo come Egli stesso aveva preannunciato ai suoi discepoli dicendo: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre”. Ci ha consegnato la sua parola che risuona, eco inestinguibile, di generazione in generazione, fino alla consumazione dei secoli e, in questo senso, resta con noi lo stesso Gesù: “Ecco io rimarrò con voi fino alla fine dei tempi”.
Ci ha lasciato, oltre alla sua voce, la sua azione efficace e salvatrice, la virtù del suo sangue prezioso e dei suoi meriti, la grazia dei suoi sacramenti, il potere e l’autorità della sua Chiesa, suo mistico corpo. Che altro possiamo desiderare, figlie mie? Di che cosa altro abbiamo bisogno per proclamare ad alta voce: “Con noi c’è Dio!”?
Care figlie, ricordate che trascurando la presenza eucaristica perdete ciò che vi è di più grande e ammirabile. I poveri protestanti sono privi di questa conoscenza. Anche nel caso che il protestantesimo possedesse, con la conoscenza soprannaturale di Gesù Cristo, la vera carità dello Spirito Santo e l’efficacia degli altri sacramenti, disgraziatamente i protestanti di nulla potrebbero gloriarsi perché (privi dell’Eucaristia) non resta loro niente, essendosi ridotti a rami secchi dell’albero secolare del cristianesimo.
Al contrario, noi siamo possessori fortunati di tutti i tesori del mondo soprannaturale, dato che non soltanto possediamo Dio vivente nel seno della Chiesa nostra Madre, come Re dei secoli, Guida e Capo reale, anche se invisibile, del Regno di Dio sulla terra, ma oltre tutto questo, che pure è di valore inestimabile, possediamo Dio fatto uomo, reale e veramente presente nei nostri templi sul trono dell’altare, circondato dalla corte più splendida che mai abbia avuto un monarca, oggetto perenne dell’adorazione di milioni di anime che non sanno vivere se non ai piedi del tabernacolo.
Ecco, figlie mie, il nostro Dio! Ecco il Dio che tanto amo e che cerco con tanta ansia. Desidero parlargli ed ascoltarlo. Io non desidero altro che unirmi a Lui e poter dire come la sposa innamorata: “L’avevo cercato per strade e piazze e non avevo potuto incontrare l’Amato del mio cuore, ma andai un poco più avanti ed ecco, l’ho incontrato”. Felice momento quello in cui Gesù chiama l’anima dalle lacrime alla gioia dello spirito! Felice il momento in cui Maria udì sua sorella esclamare: “Il Maestro è qui”.
Ricordiamo che, come è un vero inferno vivere senza Gesù, è dolce paradiso stare con Lui. Ditemi, figlie mie, avendo Gesù sacramentato, che ci manca per poter vedere Dio faccia a faccia? Certo, ancora ci circondano le ombre del mistero che non si romperanno fino al giorno della visione. Però anche così, non siamo già negli atri, nell’anticamera del cielo? Figlie mie, esclamiamo davanti al tabernacolo: “Gesù, come mi sento fortunata di abitare nella tua casa. Signore, la mia anima ti loderà giorno e notte. Ti terrò stretto a me e non ti lascerò. Ti prometto di seguirti sempre, e tu Gesù, Signore di tutto il mio essere, entra e riposa nel mio petto!”.
Vi assicuro, figlie mie, che se veramente amate Gesù, vi smarrirete in santo deliquio d’amore perché il vostro cuore riceverà quel torrente di delizie ineffabili che Gesù effonde nei suoi fedeli amanti. Sì, alla visione beatifica corrisponderà il godimento, la gioia senza limiti, il torrente di delizie con il quale Dio inebrierà gli eletti abitanti della sua casa. Dove potremo gustare maggiori delizie che ai piedi dell’altare? Dove potremo amare Dio con più ardore e dolcezza che nella Comunione? Qui, figlie mie, l’anima anela si perde e vien meno.
Una di voi mi dice: “Madre, io non so cosa mi succede, però certamente non sento quell’amore, né quelle consolazioni delle quali lei parla”. Figlia mia, ricorda che se ancora rimani fredda nonostante il contatto con il tuo Dio è senza dubbio perché i tuoi occhi, come quelli dei discepoli di Emmaus, sono chiusi e oppressi da una forza strana che non ti permette di riconoscerlo. La tua fede è cieca, anche se forte nella professione; è come offuscata, come uno specchio velato dalla polvere di molti anni.
Figlia mia, ravviva la fede nel raccoglimento e ricorda che, anche se oscura nell’essenza, la fede può giungere ad essere tanto viva da produrre, non soltanto la certezza, ma anche l’impressione sensibile della presenza di Dio. Migliaia di anime sante lo esperimentano ricevendo la sacra Eucaristia. Quale fonte di delizie s’incontra nell’Eucaristia, figlie mie!
L’Eucaristia è il dono più prezioso che poteva farci Dio, perché non soltanto è il cammino che ci conduce al cielo, nel seno di Dio termine e compimento dell’ordine soprannaturale, ma è anche in sintesi questo stesso ordine, la copia più felice di quel mondo del divino, di quella beatitudine superiore ad ogni diritto e ad ogni capacità della natura creata che consiste nel vedere Dio in se stesso e nel possederlo eternamente.
Esclamiamo, figlie mie, davanti al tabernacolo: “Quanto è amabile, mio Gesù, il tuo tabernacolo! Beati coloro che abitano nella tua casa, vicino al tabernacolo dove dimora il mio Dio, non in segni e figure, ma in tutta la realtà della sua presenza, anche se coperto dal velo delle specie per non abbagliare i nostri deboli occhi. Le apparenze lo sottraggono al nostro sguardo, ma, anche se oscuramente, possiamo dire abbracciandoci a Lui quando lo riceviamo nella santa Comunione: Ti tengo stretto e non ti lascerò; ti ho nelle mie mani, sulle mie labbra e in tutto il mio essere perché chi mangia il tuo Corpo deve diventare un solo spirito con Te”.
La meravigliosa unione del nostro Dio con la persona che lo riceve nel sacramento dell’Eucaristia è ordinata a far sì che l’anima diventi un solo spirito con il suo Dio. Figlie mie, sapete perché non vi smarrite in santo deliquio d’amore pur ricevendo ogni giorno il Corpo del nostro Dio? perché i nostri occhi sono chiusi e oppressi da una strana forza che ci impedisce di riconoscerlo. Ravviviamo la nostra fede nel raccoglimento e nella preghiera.
L’Eucaristia è il dono più prezioso che poteva fare Gesù all’uomo e quindi dobbiamo benedirla, amarla e onorarla costantemente. Andiamo a prostrarci davanti al tabernacolo e riceviamo il Corpo del nostro Dio con desiderio, fede e amore e viviamo unite al tabernacolo nel tempo della nostra vita terrena.

 

Gesù,

al culmine del suo amore

per l’uomo,

restò nell’Eucaristia,

per unirsi a noi

e trasformarci in Lui.