La prima norma che la Madre vive nelle estasi (e quindi diventa norma nella spiritualità dell’A.M.) e la prima cosa che dovrebbe preoccupare i superiori e i sudditi nell’A.M., la prima cosa che tutti devono cercare e la prima attività da svolgere, è che il fratello in comunità, qualunque esso sia, avanzi nell’adempimento della volontà divina. Ciò che si deve tentare di conseguire è che il fratello, ogni fratello, sia “trattato” e “guidato” a Dio. Questo è il primo obiettivo per tutti nell’A.M. “Che io possa trattare le figlie come dici Tu; che io le sappia condurre a Te, Gesù mio, e che tutti uniti ti diamo una grande gloria, non dolore. Dolore no, gloria sì, gloria sì. Vorrei, Gesù mio, che tanto i figli che le figlie ti diano tanta gloria” [674; Pan 22, 541]. È da lì che verrà l’unione della comunità e della famiglia dell’A.M.
Dall’esperienza delle estasi della Madre si evidenzia un’altra norma di vita sulla strada per la santità nell’A.M. Nell’A.M. tutti e ognuno vive per amare il fratello e quindi deve cercare di creare con tutta la forza “un clima di famiglia” nella comunità e nell’unione della Famiglia. La vita comunitaria è vita di “Famiglia” che poi si riversa verso l’altra Congregazione. Prima che interrogarsi sull’attività, su cosa si deve fare, resta necessario essere “Famiglia” di A.M. nella comunità e nell’armonia tra le due Congregazioni. “Voglio vivere per Te, per i figli e le figlie; uniamoci in famiglia. Tu di’ a me tutto quello che vedi che non gradisci e io dico a Te tutto quello che vedo che impedisce loro di progredire” [675; Pan 22, 548].
Per santificarsi si deve acquisire una formazione sana e profonda. Per vivere le esigenze della fede nell’A.M. è necessario possedere una formazione spirituale raffinata. Questa formazione non è principalmente nella mente, nella conoscenza di molte cose. E’ ben formato per vivere l’A.M. chi “sa chiaramente e saldamente come santificarsi” e chi è “pieno dell’amore di Gesù“. “Che sappiano amarti, sappiano santificarsi … Quanto dolore mi procura, quale pena sentire che vanno avanti, però non nel modo giusto; non vorrei che rimanessimo così … che non siano più formate, più piene di amore per Te, Gesù”[676; Pan 22, 551]. La formazione consiste nel trovare la vera via, senza inganni e senza false rotture, dell’amore di Dio.
Dalle preghiere in estasi della Madre è chiaro che dobbiamo essere aiutati da A.M. Dobbiamo acquisire la persuasione che non siamo quelli che si fanno santi. Noi collaboriamo e godiamo dell’amore di Dio. Dobbiamo acquisire l’abitudine di scoprire sicuramente in tutt0 la volontà divina e di abbandonarsi nel su0 compimento nelle braccia di Dio, A.M., ” Gesù mio, non ti dico altro che questo: di essere Tu la loro guida, di amarli molto e che io anche possa aiutare queste creature; sono uomini e non hanno avuto chi li abbia aiutati. Aiutami Tu, Gesù, illuminami su tutto quello che Tu vuoi che io faccia e dica loro” [677; Pan 22,558]. Ogni governo e vita fraterna nella comunità A.M. è un “aiuto a Dio” scuola di “illuminazione” dei fratelli alla luce di A.M.
Per coloro che vogliono santificarsi nell’A.M. è necessario acquisire il bisogno interiore di dare e chiedere perdono, di avvicinarsi per ricevere il perdono di Dio. Se dobbiamo fare esperienza dell’’amore del Padre misericordioso, dobbiamo essere specialisti nel chiedere perdono e nel saper ricevere il perdono di Dio. ” Non so cosa dirti che io possa fare affinché Tu le perdoni definitivamente e ti diano gloria, Gesù mio! … Però, Gesù mio, se le tieni unite a Te e dici loro qualcosa, così da sole come Tu sai fare, vedrai come cambieranno queste figlie, perché non c’è malizia, non è mancanza di entusiasmo, no: è che non sono ben compenetrate di quello che Tu vuoi da loro; non hanno ben compreso quanto Tu hai sofferto per tutti e anche per loro” [678; Pan 22, 560-61].
La strategia della Madre nella formazione è curiosa. La Madre sa perfettamente che formare santi religiosi è un compito che spesso supera la forza e la conoscenza umana. Inoltre, la Madre riconosce che l’educazione deve essere “esigente” per essere santa, altrimenti la decisione che richiede tale obiettivo non sarà mai raggiunta. Trovare un modo: Dio è Padre e educare i figli è competenza del padre. La Madre collabora e porta solo ciò che può. Chiede al Signore di essere il formatore dei suoi figli. “Gesù, li lascio a Te. Tu mi dirai che lo faccia io, però pensa che in tutte le famiglie sono i padri che indirizzano i figli e Tu qui devi fare così. Sei Padre e metterai tutto in ordine e darai le disposizioni che si devono dare” [679; Pan 22, 567]. Chiede a Dio di farlo perché “tu puoi farlo”.
L’enorme sicurezza e fiducia nell’azione di Dio tra i membri delle Congregazioni è sorprendente. Il principale e vero formatore è Dio, che con la sua Provvidenza e le sue vie porta le anime a riflettere, a decidere di essere sante, ad entrare attraverso la porta stretta della santità. L’A.M. non è Dio che solo aspetta. Sta agendo e formando. Ecco perché la Madre chiede, supplica e “costringe” Dio ad essere un formatore dei suoi figli nell’A.M. “Bene, Gesù, io voglio che Tu mi aiuti. Voglio che mi illumini, voglio che Tu … e che io sia, sai che cosa? Il tuo “pappagallo” e tutto quello che veda che non va bene lo venga a dire a Te. Te lo dirò, e se non posso al mattino, a mezzogiorno oppure alla notte, ma te lo dirò affinché sia Tu il vero Padre dei Figli dell’Amore” [680; Pan 22, 608]. “Io le vorrei tenere tutte attorno a me per aiutarle a santificarsi, però siccome questo non mi è possibile, tienile vicino a Te; io te lo chiedo, tienile molto vicine a te. Sono anime che vedrai quanta consolazione ti daranno, vedrai, Gesù mio, come ti consoleranno” [681; Pan 22, 636].
Un detto spagnolo dice che si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto. Nella formazione spirituale dobbiamo incoraggiare riconoscendo e manifestando il bene raggiunto e il giusto cammino che le anime stanno seguendo. “Pertanto, se posso, domani cercherò di stare con i figli tutto il tempo che potrò – meglio se potrò stare con tutti, per dar loro la gioia che si stanno comportando bene, senza dir loro il resto, cioè che Tu sei contento – solamente: Avete fatto bene, figlie mie, a donarvi totalmente al Signore e a fare le cose come Lui vuole” [682; Pan 22, 782].
Dobbiamo entrare nella radicalità dell’esperienza dell’A.M. Non basta “sapere” che dobbiamo essere radicali. Dobbiamo rafforzare la volontà. Non è facile perseverare nella realizzazione della volontà divina in tutto con radicalità. “… Mi sento un po’ scoraggiata perché non vedo le cose che aspettavo, Gesù mio! Aiutami perché io faccia la tua divina volontà e faccia sì che la facciano anche tutti quelli che trattano con me. Che la nostra volontà sia la tua, Signore! Che i nostri desideri siano i tuoi, Signore! Che né io né nessuno abbiamo desideri diversi dai tuoi; no, Padre, desideri diversi, no!” [683; Pan 22, 819].
“Riguardo a me, sempre che io abbia la disgrazia di fare qualcosa che a Te dispiace, rimproverami fortemente affinché così io impari; ma anche aiutami perché io possa amarti tanto, tantissimo” [684; Pan 22, 644]. Non è gioia e sospiri piacevoli. La Madre lo sa bene, ma vede che se non provi quella medicina, non puoi arrivare da nessuna parte. “Non che io non voglia che soffrano, quello che non voglio che soffrano quella freddezza nella quale si trovano, o per lo meno è quello che io ho notato. Non trovano quell’amore, quel calore dentro; fallo, Gesù mio, fallo! E così figlie e figli uniti nel tuo amore e nella tua carità, possano vivere tranquilli. Tu e loro, loro e Tu, fallo, Gesù mio!” [685; Pan 22, 961]. “Fa’ che i figli e le figlie, uniti a Te si santifichino, si santifichino tanto; non una cosa da nulla … no, tanto. Fallo, Madre mia!” [686; Pan 22, 1009]. “Sii Tu forte, Gesù mio, anche io voglio esserlo; però Tu puoi, Gesù. Forte: perché ognuno stia al proprio posto e facciano quello che devono fare, con la serenità con cui ancora lo stanno facendo. Però io ho timore che lo vadano facendo senza che io me ne renda conto … se Tu dici di sì, che mi darò …”[687; Pan 22, 1254] “Fallo, Gesù mio; talvolta ti daranno qualche dispiacere, però, Gesù mio, Tu che sei tanto Padre, riprendili e castigali come Tu vuoi, ma tienili con te, Gesù mio, tienili al tuo fianco, Gesù mio, non ti stancare. Vedrai che poi sarai contento di aver tenuto accanto a te queste creature, avendo cura di loro fino alla maturità per non … Fallo, Gesù mio!” [688; Pan 22, 1301].
Fa paura la serietà con la quale la Madre vede la sua responsabilità di formatrice per i suoi figli e figlie. Dopo quanto detto sopra, è logico pensare a un modo conciliante e permissivo di attuare nella formazione. Si sente responsabile di tutto ciò che i suoi figli faranno se non ha messo in atto tutto ciò che è nelle sue mani. Chiede perfino la morte piuttosto che consentire una offesa a Dio nei suoi figli. “… Cosa ti dirò, Gesù mio, con più timore, con meno gioia perché non so che faranno queste figlie, che faranno questi figli. Non vorrei che per averli un po’ trascurati, facciano quello che a Te dispiace. Portami via prima che io permetta che i figli facciano quello che Tu non vuoi. Io non voglio niente per me, voglio che Tu dia tutto a loro perché possano fare la tua divina volontà; fallo, Gesù mio, fallo! Non credo che abbiano malizia, però sì irrequietezza … non credo che sia malizia, però stanno così” [689; Pan 22, 987]. Ciò l’ha portata a subire critiche come dittatrice, inflessibile e testarda. “Gesù mio, aiuta me ad essere più energica, senza essere dura, a stare più tranquilla, più unita ai figli e alle figlie. Aiutami, Gesù mio! Aiuta loro e aiutaci tutti!” [690; Pan 22, 1164].
Responsabili della formazione e del mantenimento del buon spirito nella Congregazione sono tutti, non solo i superiori o quelli nominati come formatori. Le categorie di coloro che comandano e di coloro che obbediscono scompaiono. Tutti comandano ed tutti sono responsabili e tutti obbediscono. Chi si sente più padre, sia più padre e più aiuti i suoi fratelli. “E questi, che sono già maggiori, non devono stare a contemplare i giovani che arrivano. No, devono istruirli, però come farebbe un Padre generoso, che invece di castigarli, insegna loro con pazienza; parla loro con amabilità. Il resto mi sembra fare troppa confusione. Ieri ho detto al Padre che mi sembrava meglio che non andassero. Perché andavano … per vedere come facevano questo … non so se ho fatto male a dirgli questo, Gesù mio. Tu lo aggiusterai come Padre che sei. Tu lo rimedierai. Però che si ritenga più padre. Si ritenga veramente padre, senza ritenersi più o meno, ma un padre che ami i figli e insegni loro ad amare il Padre nostro, che è tanto Padre! Perché, Gesù?!” [691; Pan 22, 993].
Se la Madre tornasse oggi, cosa ci direbbe? La vera saggezza e la vera verità di fronte ai problemi della congregazione e della comunità e nella presentazione delle soluzioni sono nella unione. Tutto ciò che unisce è sulla via della verità e della saggezza e non è sbagliato. “che si abituino a vivere uniti a Te e uniti a tutti. Tutti uniti a Te, Gesù, e al Superiore e al Direttore che hanno scelto per loro. Però, Gesù mio, nessuno di essi si pianti come una persona che … di tanta importanza, di tanto sapere e non sa niente. Chi comincia così non sa niente di niente; nulla più che vuole essere qualcuno e non arriva” [692; Pan 22, 1087]. Ottimo consiglio di formazione.
Dobbiamo armarci di pazienza. “Non lo so, mio Gesù, Tu hai tanta pazienza, e io non so cosa posso fare; … Ti ho detto l’altro giorno: vanno come capre avanti e indietro correndo, e non è questo il punto; non siamo venuti per questo: siamo venuti ad accompagnare Gesù, a stare con Gesù, a Gesù avere con sé le figlie e i figli, ad averli, a dare loro la sua gloria, a benedirli, a dare loro tanta salute e pace” [693; Pan 22, 1257].
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