La mortificazione
Care figlie, vi voglio ricordare le principali obiezioni che si sogliono opporre alla legge della mortificazione. Il mondo, anche alle anime consacrate a Gesù e al suo servizio, dice: “Invece di affliggere stoltamente il proprio corpo, l’uomo deve concedergli tutti i piaceri che non sono contrari alle legge di Dio”.
Coloro che così parlano ignorano totalmente, non soltanto ciò che deve fare una persona consacrata a Dio e quindi dedita alla propria santificazione, ma anche la stessa reale condizione in cui si trova la nostra povera natura, la condizione di turbamento e disordine causata dal peccato originale nella quale tutti nasciamo.
Se tra il corpo e lo spirito non ci fosse una lotta accanita, come purtroppo c’è e tutti la sperimentiamo perché la carne ha desideri contrari allo spirito e viceversa, solo allora potrebbe essere concessa all’uomo, -ma non mai al religioso chiamato da Gesù a maggiore perfezione- la libertà di procurarsi tutti i piaceri materiali non proibiti dalla legge divina. Di fatto, però, figlie mie, non ci troviamo in quella fortunata condizione e ne sono prova le tentazioni di ogni genere che continuamente ci assalgono. Il mondo rifiuta il giogo dell’austerità perché non si rende conto di questa guerra interiore all’uomo e riposa in una falsa pace, la pace ignominiosa di chi è schiavo del peccato. A mio parere, la causa per cui ci si oppone alle legge della mortificazione della carne è l’incredulità, o la debolezza della fede. Come dobbiamo giudicare questo modo di pensare quando è proprio di un’anima consacrata a Gesù, la quale sa che le verità della religione sono infallibili e che, se vuole raggiungere il fine della vocazione religiosa che le è stata donata, deve seguire Gesù, suo modello?!
Care figlie, mi ha fatto dispiacere sentirmi dire da una di voi: “Madre, ho letto i suoi insegnamenti sulla mortificazione e sono d’accordo. Però ho notato che non dice nulla dell’impossibilità di sopportare la mortificazione da parte di persone deboli di costituzione, dato che oggi la natura non è più così forte come per il passato”.
Che devo rispondere, figlia mia, a simile osservazione se non che, pur essendo vero il suo fondamento, non è legittima la conclusione generale! In realtà la naturale costituzione della razza si è debilitata, però è anche vero che una delle cause è l’abuso di piaceri e il timore di mortificarsi; e precisamente da questo fatto deriva la necessità della legge posta da Gesù e promulgata dalla Chiesa.
Non basta la mortificazione interiore dell’abnegazione dello spirito se non si riconosce nello stesso tempo, come effetto della prima, la necessità non meno grave della mortificazione corporale. Non illudiamoci, figlie mie, perché invano cercheremo di sottomettere le nostre indomite passioni se non ci impegniamo a regolare i nostri sensi, nei quali esse sono radicate e del cui oggetto si alimentano. Non merita di chiamarsi religioso, e tanto meno confessore, chi non pratica la mortificazione.
Care figlie, lasciate che vi faccia una domanda: “In che cosa assomigliamo al nostro Dio e Signore, al Redentore del mondo che è spirato su di una croce, coperto di piaghe e insanguinato?”. Quale terribile contrasto! Gesù, il nostro Dio e Signore, è l’Uomo dei dolori, e colei che si chiama Ancella dell’Amore Misericordioso, ma che lo è solo di nome, pur rivestita del semplice e maestoso abito di Ancella, va piena di desideri di godere, per nessuno si sacrifica, verso tutti ha parole offensive e guarda con disprezzo i poveri. Questa sventurata ha dimenticato che il suo Dio, anche se ci concede la remissione dei peccati, esige da noi alcune penitenze volontarie, e se noi rifiutiamo di praticarle spontaneamente, Egli ce le imporrà.
Ricordiamo, figlie mie, che l’arma principale di cui abbiamo bisogno per combattere le tentazioni è la mortificazione della carne, perché è l’unica veramente efficace. Senza di essa a nulla ci serviranno le altre; neppure ci riusciranno utili le grazie che a tal fine Gesù continuamente ci concede.
La santità
Care figlie, teniamo presente che la vera santità eleva l’anima verso l’infinito e nella sua comunicazione rivela la scienza dei santi, come ha detto Gesù: “Hai tenuto nascoste queste verità ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. La legge di Dio istruisce l’intelligenza dei piccoli.
Nei santi, attraverso la loro semplicità che è oggetto di irrisione da parte dei saggi del mondo, splende una celeste e consumata prudenza. Il santo è l’uomo retto nei suoi giudizi e nelle parole sempre veraci, perché detesta la doppiezza, l’ipocrisia e la menzogna. È l’uomo dalla linea retta. La giustizia cammina sempre innanzi a lui e rende sicuri i suoi passi dovunque vada. Essa è la sua corazza e il suo scudo invincibile. La giustizia lo rivestirà di gloria e lo colmerà di fortezza e di fiducia in ogni pressione che gli uomini faranno contro di lui. Nel cuore del santo, ardente di fiamme celesti, non esiste odio, né disprezzo, né egoismo. Il cuore del santo, spogliato dei propri stracci, si è adornato delle vesti di Gesù.
(El pan 8, 1102-1110)
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