Io credo, figlie mie, che l’umiltā, il rispetto e la sottomissione non devono essere dettati dal timore, ma dall’amore. Pertanto dobbiamo chiedere al buon Gesų che ci doni l’umiltā amorosa piena di rispetto e sottomissione, non soltanto nel nostro rapporto con Lui, ma anche con le creature. Tuttavia, in quest’ultimo caso, guardando alla nostra debolezza, dobbiamo chiedere una sottomissione timorosa, per ottenere da Gesų, che č Amore, il perdono e la misericordia insieme all’amore filiale. Egli ci conceda la grande grazia che, con il suo aiuto, possiamo purificare e innalzare l’amore in tal modo che la nostra vita di relazione con il nostro Dio, con il prossimo e con tutto il creato, si sviluppi in un’atmosfera di caritā.
Non dimentichiamo, figlie mie, che il servizio pių gradito a Dio č quello che gli si fa obbedendo ai suoi rappresentanti, dato che con l’obbedienza offriamo e sacrifichiamo a Lui la parte pių nobile di noi stesse. Possiamo dire perciō che l’obbedienza č un olocausto perfetto nel quale l’uomo si offre interamente al suo Dio e Signore.
Teniamo presente, figlie mie, che le religiose tiepide e negligenti, per il fatto che non lottano contro se stesse, tardi o mai arriveranno a conquistare la pace dell’anima. Invece quelle generose e diligenti che, con l’aiuto del buon Gesų, mediante l’obbedienza si sono liberate del gravissimo peso del proprio giudizio, della propria volontā e della preoccupazione di se stesse, possederanno una pace inalterabile e una grande tranquillitā, sempre desiderose di donarsi al loro Dio e che Egli sia per loro tutto e tutte le cose.
Perō, su questo punto, figlie mie, il nemico della natura umana suole mettere un grande impegno per scoraggiare e ingannare le anime, ponendo loro innanzi soltanto gli impedimenti e gli ostacoli e nascondendo le immense consolazioni che il buon Gesų č solito donare a coloro che scelgono di soffrire per Lui.
Numerose anime, chiamate dal buon Gesų a partecipare di queste immense consolazioni, scandalizzate dell’ignominia della Croce, preferiscono tornare a occuparsi delle cose terrene e di se stesse, piuttosto che abbandonarsi alla follia di Cristo Crocifisso. Pertanto, non avendo il coraggio di lasciare le loro passioni e di seguire il buon Gesų, gli volteranno le spalle e si allontaneranno da Lui, ma piene di tristezza e senza la pace nella loro povera anima.
Attente, figlie mie!, non cadete nella disgrazia di scandalizzarvi e vergognarvi della Croce, dando ascolto al nemico, spesso trasformato in padre spirituale, e lasciare cosė di compiere la vostra obbedienza al buon Gesų.
Da oggi in poi, figlie mie, sforziamoci di agire in tutto come vere Ancelle dell’Amore Misericordioso. Non andiamo qua e lā in cerca della creatura che si muova a compassione delle nostre sofferenze. Nel nostro vaneggiamento, possiamo infatti avere la disgrazia di incontrare qualche consacrato al buon Gesų che, scandalizzato di Lui, si trova nella nostra stessa situazione e va cercando cioč l’affetto e le carezze delle creature. Istigate da queste anime, deciderete di abbandonare i salutari insegnamenti del nostro Signore Gesų Cristo e vi immergerete, direttore spirituale e religiosa da lui diretta, nel fango dal quale un giorno la misericordia del Signore vi aveva allontanate. Se fino ad ora abbiamo dato ascolto al nostro nemico, la natura umana, e ingannate da questo spirito che solamente ci insegna a cercare con ogni sollecitudine fama, stima, onori e amore degli uomini, ricorriamo al nostro buon Padre e chiediamogli di aiutarci a spezzare queste catene che tanto fortemente ci tengono legate. Chiediamogli perdono della nostra disgraziata viltā e, aiutate da Lui, arriviamo a odiare tutto ciō che fino ad oggi ci ha lusingate.
Chiediamo a un cosė buon Padre che ci perdoni ancora una volta, ci aiuti a seguirlo e ad osservare i suoi insegnamenti in conformitā alla sua divina volontā.
Figlie mie, desideriamo soffrire e arrivare ad essere disprezzate, e non cerchiamo ricompensa o gratitudine da parte delle creature per il lavoro da noi fatto a favore dei poveri, nei quali dobbiamo vedere l’immagine del nostro divino Maestro. (El pan 17, 43-51).
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.