La Madre Speranza scriveva così: “Il digiuno doma i vizi, eleva il cuore a Dio e ci fa crescere in virtù e meriti.”1 e ancora: “Egli andò nel deserto per fuggire il caos del mondo, raccogliere i sensi e le potenze dell’anima nel silenzio, nel quale possiamo comunicare meglio con Dio.”2Digiunare significa non solo astenersi dal cibo, ma principalmente, costituisce un’importante occasione di “crescita”, per la nostra fede e per la nostra relazione con Dio.
Digiunare significa non solo astenersi dal cibo, ma principalmente, costituisce un’importante occasione di “crescita”, per la nostra fede e per la nostra relazione con Dio. Il digiuno rituale della Quaresima è segno del nostro vivere la Parola di Dio: “Mio cibo è fare la volontà del Padre.” Il digiuno di cui parla il Vangelo non è certo un virtuosismo da “asceti”, non si tratta di mettere alla prova la nostra resistenza o di vedere se con la scusa della Quaresima riusciamo a buttar giù quei due chiletti di troppo, così ci portiamo avanti per la prova costume! E non è neanche masochismo, privarsi del necessario, o negarsi qualcosa di piacevole per il gusto di soffrire! È piuttosto prendere le giuste misure della vita, cercare di fare chiarezza in noi per capire cosa ci sta davvero a cuore, cosa è davvero fondamentale per la nostra vita e di cosa, invece, tutto sommato possiamo anche fare a meno.
Ma quale digiuno vuole veramente il Signore?
Il profeta Isaia esortava: “Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai? Ecco, nel giorno nel vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso.”3 Dio vuole incontrarci, ma questo incontro non può avvenire se restiamo “sazi” delle nostre idee, dei nostri programmi, del nostro orgoglio e del nostro rumore. Come abbiamo visto la Madre Speranza evidenziava questo aspetto con molta decisione; un atteggiamento che nel tempo di oggi credo sia importante recuperare e valorizzare: il silenzio interiore per ascoltare la voce di Dio. Il silenzio nel tempo presente è morto, e nessuno sembra disperarsene, anzi spaventa e lo si cancella al solo pensiero che possa avvolgerci. Si sente, invece, il fascino del rumore, quello scenario che è diventato il vero habitat dell’uomo del terzo millennio. La scelta del “digiuno” allora non è tra rumore e silenzio, ma tra i mille rumori possibili che ci stordiscono il cuore e lo spirito. Eppure c’è un silenzio dentro di noi, che si lega alla pace interiore dove possiamo ascoltare meglio il nostro essere e cosa ancora più importante trovare Dio: “In quei giorni, essendo giunto Elia al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, [..] dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna”
Il nostro “stato di grazia” ci chiede di non banalizzare il rapporto di comunione con il Signore, che sostanzialmente diventa una vita impegnata nell’aderire a tutto quello che il Signore chiede: “Mi dici, Gesù mio, che mi vuoi più unita a te e maggiormente conforme alla tua volontà. Quanto mi rattrista questa tua raccomandazione! Infatti vedo che, nonostante non desideri altro che fare sempre la tua volontà e che essa si compia in me, arrivato il momento, evidentemente non la compio, né la ricevo come tu vuoi”11. La parola “Padre”, che il nostro carisma è venuto a rivelarci in maniera determinante, evoca una presenza vicina, apre il cuore alla fiducia, sottrae alla solitudine, fa entrare in una comunione con Dio, misteriosa ma reale, unica e irrepetibile. Gesù ci invita a rimanere obbedienti a Lui, seguendo il suo Vangelo per non sbagliare scelte e decisioni. Se crediamo di essere primi, di essere forti e capaci; se ci siamo già messi al primo posto alla tavola del Signore, è meglio che adesso ci alziamo ed andiamo ad occupare l’ultimo posto. Lì il Signore verrà a cercarci e, chiamandoci, ci solleverà, ci porterà verso di sé: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino”12.Come diceva il profeta Gioele ti auguro di incontrare il cuore di Dio, perché quel cuore non è vuoto, non è il cuore di un morto, è il cuore di una persona viva, è il cuore del Vivente, è il cuore della Vita
Senza l’esperienza della paternità di Dio, senza l’esperienza della misericordia di Dio non c’è, in realtà, nessuna conoscenza del mistero di Dio e del suo essere Padre. Non c’è vita spirituale senza perdono! Anzi, forse non c’è proprio vita! Non c’è esperienza di Dio! Dobbiamo fidarci di questo Dio che è tutta misericordia, perché noi gli stiamo davvero a cuore! Sembra di ascoltare le parole della Madre Speranza: “[…] Gesù invece non lascia un istante di pensarci e il suo amore ci veglierà per tutta la vita. Egli non si scoraggia, non si stanca, perdona, non ci fa caso. Lui non cambia”13.
In conclusione caro fratello, cosa ti auguro per questa Quaresima?
Come diceva il profeta Gioele ti auguro di incontrare il cuore di Dio, perché quel cuore non è vuoto, non è il cuore di un morto, è il cuore di una persona viva, è il cuore del Vivente, è il cuore della Vita; il cuore che ci consente di continuare ancora a camminare, il cuore che ci concede ancora il perdono, è il cuore dell’Amore Misericordioso. Ti auguro che alla fine della tua vita, quando il tuo cuore verrà “pesato”, lo si troverà pieno dell’amore di Dio stesso. Non devi fare molto tu…solo lasciarti trovare da Dio… Lui ti sta cercando… perché non può stare senza di te.
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