Oggi consideriamo la trionfale Risurrezione del nostro divino Gesù e la sua discesa nel Limbo. Gesù, nella sua realtà umana e divina, scende nel Limbo dove i santi, che non godevano ancora la visione beatifica, attendevano di essere liberati nell’ora della redenzione.
Scendendo personalmente in quel carcere a liberarli mentre avrebbe potuto farlo con un semplice atto della volontà o servendosi degli angeli, manifesta la sua carità e umiltà.
Dopo aver infranto ogni impedimento in virtù del suo sangue, entra trionfalmente nel Limbo con gli angeli; illumina tutte le anime che vi si trovavano perché fossero inondate dalla luce della gloria. Immensa è la gioia di Gesù nel liberare quelle anime e nel mantenere la promessa fatta al buon ladrone.
Portando a compimento le Scritture, Gesù affretta l’ora della risurrezione per consolare l’afflitta Madre e i suoi amici, per soccorrere i suoi discepoli infedeli e per rallegrare il mondo con la sua luce.
Gesù comunica la sua gloria a molti suoi amici, facendoli risorgere con le anime e i corpi gloriosi, per mostrare la sua onnipotenza e per darci la speranza che il nostro spirito risorgerà a vita nuova, se saremo amici suoi.
Nella risurrezione l’eterno Padre ricompensa il Figlio per l’umiliazione subita con una gloria immensa; i suoi dolori con gioia ineffabile, la sua povertà con un dominio assoluto. Gesù ricompensa i suoi fedeli per ciò che hanno fatto per Lui. La Santissima Vergine con un oceano di felicità, consola la Maddalena del suo dolore, Pietro nel suo pentimento e, come un tenero amico, converte in gioia la tristezza dei suoi fedeli che lo credevano perduto.
Gesù apparve alla sua SS. Madre, agli angeli e alle sante donne. Gesù, nella sua infinita carità, dopo la risurrezione rimase ancora quaranta giorni per confortare i suoi. Appare loro varie volte per raccogliere le sue pecore disperse e consolare gli afflitti, in forza della sua missione di buon Pastore e Padre d’infinita carità.
Gesù apparve alla SS. Vergine quando, profondamente afflitta per le sofferenze del suo Figlio divino, da tre giorni stava in altissima contemplazione e gli dice piangendo dolcemente e con affettuosi sospiri: «Alzati, mia gloria, e risvegliati dal sonno della morte».
Le apparve risplendente e bello, accompagnato da innumerevoli angeli e dalle anime uscite dal Limbo che ringraziano la SS. Vergine per aver cooperato all’opera della Redenzione. Gesù, con gioia di Dio e della SS. Vergine, ha con lei teneri colloqui e abbracciandola le rivela i grandi segreti del cielo e le promette che tornerà molte volte.
La domenica mattina, dando esempio di premurosa diligenza e senza timore delle guardie né della pesante pietra, la Maddalena e le pie donne si recarono al sepolcro per ungere il corpo del Signore. Giunte, vedono la pietra tolta e un bellissimo angelo che annunciò la resurrezione e comandò loro di portare la notizia agli Apostoli perché non si sentissero abbandonati, e in particolare a Pietro. Entrate nel sepolcro videro due angeli che le assicurarono lo stesso; la perseveranza infatti merita maggiori consolazioni.
La Maddalena si distingue per il suo fervore, pianto e ansia di cercare Gesù, e così, mentre le altre sante donne, Pietro e Giovanni, da esse informati erano venuti al sepolcro, si ritirarono, essa rimane accanto al sepolcro sempre cercando il corpo del suo Dio. Si affaccia varie volte e, pur vedendo gli angeli, non si asciuga le lacrime dato che la vista di tali creature non la consola.
Gesù premia questo amore. Per ravvivare questo suo amore le appare alle spalle in modo che per vederlo dovette voltarsi; vestito da ortolano ella non lo riconobbe. Egli le chiede perché piange. Vuole mostrarle che ha poca fede se piange come morto Colui che è vivo e glorioso.
La Maddalena, non avendolo riconosciuto, gli dice: «Signore, se tu l’hai preso, dimmi dove l’hai posto perché possa trovarlo». L’amore e il dolore la fanno vaneggiare, con il cuore e la mente fuori di sé, tutta presa dal pensiero dell’Amato, e si impegna a fare molto più di quello che può. Questa è prova d’amore.
Gesù, per premiare il suo fervido amore, le si manifesta dicendo: «Maria». Subito ella, cambiando in gioia la tristezza del suo cuore e con la mente illuminata, lo chiama con il nome che esprime riverenza e amore «Maestro mio». Si getta ai piedi di Gesù per baciarglieli, ma Egli non glielo permette; vuole mostrarle che ha avuto poca fede e vuole insegnarle che d’ora in poi gli deve maggiore rispetto, riverenza e amore.
Gesù le dice: «Va’, e di’ ai miei fratelli che salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Perché intendono che la gloria della Risurrezione non ha cambiato la sua condizione e perciò continua a chiamarli fratelli.
La Maddalena raggiunse le donne – l’amore fa volare – raccontò loro ciò che aveva visto e facendo crescere in esse il desiderio di vedere Gesù. Il Signore, per premiarle dell’opera compiuta la notte precedente, appare anche a loro dicendo: «Salute a voi». Esse, inondate di gioia, gli si avvicinano, lo adorano e gli baciano i piedi. Così ora la Maddalena ottiene ciò che prima il Signore le aveva negato.
Gesù dà a queste donne il seguente incarico: «Dite ai miei fratelli di andare in Galilea, perché là mi vedranno». Vuol mostrare così la sua tenerezza nel chiamarli fratelli; vuole anche che, ai confini di Gerusalemme senza il timore dei giudei, possano godere della sua presenza con maggiore tranquillità. Nello stesso modo Egli ci ha tolto dal chiasso del mondo per farci godere di Lui. Impariamo dalla Maddalena e dalle pie donne l’amore a Dio, la premura e l’umiltà.
Gli Apostoli non credettero alle donne, mostrando con questo la durezza del loro giudizio. Ciò prova quanto è eroico credere ciò che non si vede, anche se non si deve credere sempre tutto quello che si sente.
Pietro e Giovanni, figure della vita attiva e contemplativa, andarono al sepolcro per verificare personalmente quello che si diceva. A Pietro, appartatosi, appare il Maestro, ai cui piedi egli si getta, piangendo il proprio peccato con grande vergogna e ottenendo la sicurezza del perdono e salutari consigli. Egli riferì agli altri Apostoli l’apparizione e tutti gli credettero perché si fidano della sua parola autorevole, ed esclamarono: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone».
(Roma, Sabato Santo, 24 aprile 1943 – Elpan 6, 127-145)
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