Il fine principale di questa Congregazione è l’unione tra il clero secolare e i religiosi Figli dell’Amore misericordioso; questi metteranno tutto il loro insegnamento nel fomentare tale unione, saranno per loro veri fratelli, li aiuteranno in tutto, più con i fatti che con le parole. I sacerdoti del clero secolare – con il beneplacito dei propri Vescovi – potranno essere accolti nelle varie case di questa Congregazione sempre che desiderino trascorrere un periodo più o meno lungo tra i Figli dell’Amore misericordioso o per rimettersi o con lo scopo di riposare e ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa.
Questo, come ogni altra opera di carità senza limite che i Figli dell’Amore misericordioso sono tenuti a compiere, sarà fatto unicamente ed esclusivamente per amore di nostro Signore Gesù Cristo e per la santificazione di questa famiglia religiosa, alla quale potranno unirsi con voti i sacerdoti del clero secolare che lo desiderino, per poter progredire più facilmente nella propria santificazione e potersi dare completamente al proprio ministero, liberi dalle preoccupazioni materiali e dai pericoli dai quali – disgraziatamente – la maggior parte di essi sono circondati.
I sacerdoti della Congregazione si dedicheranno al proprio ministero; saranno formati nello spirito di carità, di abnegazione e di amore ai sacerdoti del clero secolare; si andranno abituando a sentirli come veri fratelli. Uniti ai sacerdoti del clero secolare che hanno emesso già i voti avranno vivo interesse di lavorare con il clero giovane; li prepareranno perché sappiano meglio disimpegnare il loro ministero e difendersi dai numerosi pericoli che incontreranno una volta fuori del seminario.
Tratteranno questi giovani con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare stupore, fastidio o timore esagerato quando li vedessero angustiati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti si comportino come padri affettuosi e comprensivi della loro debolezza, senza scoraggiarli, ma animandoli perché sappiano difendersi con più facilità, e infondendo in essi amore e confidenza nell’Amore misericordioso che tanto ha fatto e fa per gli uomini, avendo compassione delle loro miserie.
Perché sia efficace questo lavoro con i sacerdoti del clero secolare i Figli dell’Amore misericordioso devono essere ben convinti che fra tutte le opere di carità, che devono esercitare a grande beneficio dell’umanità, la principale resta per essi l’unione con il clero secolare; nel vincolo poi di questa unione fraterna, eserciteranno con entusiasmo, e solo per amore a nostro Signore, tutte le altre opere di carità.
I religiosi facciano in modo che i sacerdoti del clero secolare si sentano nella casa religiosa come in casa propria, senza badare di quale diocesi siano né da dove vengano, sempre premurosi che non manchi loro il necessario né moralmente né materialmente. Tutto questo sia praticato senza dar mai ad intendere di far loro «la carità», ma per un obbligo che hanno verso di essi e per vera amicizia fraterna; per i più bisognosi abbiano premure addirittura materne. Procurino di essere per essi di stimolo e di incoraggiamento nel cammino della perfezione: siano per essi luce che illumina. Si sforzino di far si che il proprio lavoro sia sempre vivificato dallo spirito interiore dell’orazione perché è proprio nell’orazione che si impara la scienza del vivere uniti con il nostro Dio; è lì che si impara a rinnegare se stessi e i propri terreni desideri per uniformarsi con quelli del nostro Dio; è nella orazione che si impara il metodo di santificare ogni nostra attività. Per questa via sapranno facilmente rinunciare a tutti i propri desideri e intenti per entrare nei sentimenti e nei disegni del buon Gesù, ottenendo così che tutte le proprie opere siano solo quello che il buon Gesù chiede loro, cioè una orazione, una elevazione dal proprio spirito a Lui.
I Figli dell’Amore misericordioso devono stare molto attenti a quanto è stabilito nel capitolo 2º di questo libro delle Usanze riguardo ai sacerdoti che desiderino vivere nella casa religiosa, e ciò perché la carità non vada a finire in speculazione né da parte del clero né da parte delle Curie diocesane.
Pertanto: i sacerdoti con permanenza fissa nella casa religiosa dovranno contribuire al proprio sostentamento e necessità materiali nella misura delle loro possibilità; se essi non posseggono nulla o nulla percepiscono né dalle rispettive diocesi né dal loro patrimonio, i religiosi si rivolgeranno alle Curie diocesane alle quali appartengono perché queste diano un sussidio per il sostentamento dei propri sacerdoti. Nel caso che le Curie si trovassero nella impossibilità di dare tale aiuto, i religiosi si informino se almeno il Vaticano possa dare qualcosa per questi sacerdoti, o appurino se già non lo avesse dato e il sacerdote non lo avesse dichiarato.
Se, dopo aver fatto tutto questo, un sacerdote si trovasse ancora nella impossibilità di essere assistito, la Congregazione lo accolga con cuore di madre.
Con il dovuto permesso dell’Ordinario del luogo i religiosi della Congregazione – compresi sempre i sacerdoti del clero secolare con voti che fanno vita di comunità – promuovano una volta al mese una giornata di ritiro e una volta all’anno un corso di esercizi spirituali da praticarsi insieme. In tale occasione i sacerdoti della Congregazione non potranno percepire nessun compenso per la permanenza dei sacerdoti diocesani nella casa religiosa; non potranno neanche accettare offerte di S. Messe per questo scopo, perché sarebbe lo stesso che ricevere denaro. Se qualcuno manifesta il desiderio di offrire qualche S. Messa in favore della casa religiosa, potrà farlo, ma applicando egli stesso il divin Sacrificio in suffragio delle anime dei sacerdoti e dei religiosi del mondo intero che si trovassero in Purgatorio. Si eviterà così che i Figli dell’Amore Misericordioso possano mirare, sia pure nel più piccolo gesto, a un interesse materiale. Sarà loro permesso ricevere come elemosina per la casa religiosa solo quello che le Curie diocesane determinassero di dare per i propri sacerdoti anziani accolti nella casa religiosa, stando però sempre attenti che non ci sia nessuna differenza tra i sacerdoti anziani aiutati dalle proprie diocesi e quelli non aiutati: se mai una preferenza ci potesse essere, essa dovrebbe usarsi per questi ultimi.
Stiano davvero tanto attenti i religiosi di questa Congregazione perché non subentri mai in essa l’amore all’interesse materiale, né l’attacco al benessere delle case religiose. E mai dicano o permettano che si dica: «Si è fatta la carità a un sacerdote del clero secolare».
Tanto i religiosi come i sacerdoti che fanno vita di comunità devono persuadersi che il loro lavoro nel ministero e nell’esercizio della carità non potrà ottenere un gran risultato se prima non avranno ricavato dalla meditazione quotidiana lo spirito di raccoglimento e di orazione. (Madre Speranza, nel 1954; nel Libro delle Usanze dei FAM; El pan 14, 1-10)
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