PREGHIERA DI UNIONE
Sono giunta al termine di queste pagine di riflessioni per imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza. Metterle in pratica è quanto possiamo fare noi per crescere nella preghiera.
Ma c’è dell’altro nella preghiera: un’esperienza di Dio che non a tutti è dato sperimentare durante la vita, per questo concluderò lasciando che sia la Madre stessa a descrivercela.
“Una delle mie figlie mi ha chiesto se in terra si può raggiungere il culmine dell’amore e della felicità. Certamente si. Ciò avviene in quel movimento interiore in cui l’anima esce completamente da sé per unirsi a Gesù; avviene nell’estasi, in quello stato delizioso e sublime in cui l’anima è rapita e si trova immersa in Gesù.
E che cos’ è l’estasi? È lo stato dell’amore. L’anima che ama senza alcun dubbio uscirà da sé per unirsi all’amato.
Mi dica, Madre: questo prodigio d’amore che ci sta spiegando è in grado di liberarci dal nostro miserabile “io”? Si, figlie mie. Ci staccherà dalle nostre miserie e ci farà entrare nei disegni del buon Gesù; ci farà abbandonare le nostre velleità ed entrare nel volere divino; ci condurrà a riporre il nostro amore e la nostra gioia non più in noi stesse né in creatura alcuna ma soltanto in Gesù, nel suo Amore Misericordioso. Per giungere a questo, figlie mie, chiediamo a Gesù che ci aiuti a cercare e vedere ovunque il suo amore infinito. Ripetiamogli molte volte al giorno: Gesù mio, riconosco che ancora non sono così delicata da amarti con amore perfetto. Aiutami Tu. Intanto, voglio almeno servirti come fedele Ancella del tuo Amore Misericordioso. Voglio servirti come figlia“. (El pan 2, 121-123)
“Vorrei poterle spiegare, padre, ciò che sento nell’anima a contatto con il buon Gesù e il gaudio dell’amore, ma è impossibile, perché è inno del cuore, non movimento di labbra. Non semplice suono di parole, ma salti di gioia in cui si fondono, secondo il buon Gesù, non le voci, ma le volontà.
Lui dice che le delizie dell’amore non si possono descrivere, né comunicare, perché sono una melodia che viene udita solo da chi la canta e dall’amato cui è dedicata. Io credo sia una melodia nuziale che esprime il dolcissimo e casto abbraccio di due anime, l’unione dei cuori e la reciproca corrispondenza degli affetti.
Che emozione forte, padre mio! Com’è grande la felicità che si sperimenta in tale stato! Amiamo Dio in se stesso perché Egli si doni con grande trasporto alla nostra anima“. (El pan 18, 1390-91)
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