Cristo ci ha rivelato un Dio come lo vorremmo. Un Dio che è amore e misericordia; apparentemente non serve, non è utile, non frutta: però ci dà tutto, ci dà ciò che nessuna analisi scientifica, nessun progresso tecnologico e neppure lo sviluppo delle scienze umane potrà mai darci: sentirci amati singolarmente, uno per uno, in modo assoluto. Quando ci accorgiamo che Dio ci ama così, allora sentiamo che lo stare lontano da lui e dagli altri per altre ragioni umane è perdere tempo, è perdere Dio stesso.
Gesù ha raccontato questa parabola perché la misericordia di Dio verso gli uomini costituisce la parte essenziale del suo messaggio…Il Signore non finisce mai di pensare a noi, il suo amore veglia continuamente sulla nostra vita, Egli non si arrende non si stanca neanche quando siamo lontani da Lui, è sempre pronto a tendere la mano e rialzarci. Il crocifisso è la prova più eloquente di questo Amore Misericordioso, Dio infatti ci ha amati donandoci il suo Figlio che immolato sulla croce ha redento l’umanità: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito.”
Dio si interessa per primo dell’uomo, Dio ha abitato la storia dell’uomo con l’incarnazione di Gesù, andando alla ricerca della sua creatura e per farsi ritrovare da lui. Chi non ama una misericordia concepita e vissuta in questo modo? La Madre Speranza era cosciente di tanto dono, scriveva ancora nel suo diario: “Gesù mio, fa’ che il mio amore per te sia sempre un amore riconoscente, mai provocato dalla paura del castigo che ho meritato, neanche per il premio che posso sperare dal tuo amore e dalla tua misericordia, ma fa’ che ti ami con tutte le forze, perché meriti di essere amato più di ogni cosa.”
La parola italiana “misericordia” deriva direttamente dal latino ed è composta dalla radice del verbo “miserere” = avere pietà e da “cor-cordis” = cuore: quindi, avere un “cuore che sente pietà”. Spesso nei testi ebraici viene usato un vocabolo per indicare il Dio misericordioso: rehamim, che significa “viscere materne”, cioè un sentimento intimo che lega profondamente ed amorosamente due esseri in relazione. L’essere misericordioso diventa, quindi, un aspetto privilegiato dello stesso essere di Dio, Dio resta fedele al suo impegno, il Suo è un amore fedele perché non può rinnegare se stesso; esiste dunque uno stretto legame fra l’amore e la fedeltà, la misericordia è innanzi tutto questa fedeltà di Dio verso sé stesso, fedeltà verso la sua parola che è promessa.
Dio si è “accorto” della situazione di bisogno, di necessità in cui è sprofondata l’umanità, ha preso il fatto in considerazione, ha partecipato affettivamente a questa situazione, è venuto a compatire, a salvare e all’origine di tutto questo c’è l’azione di Dio, è Lui che per primo condona, dona e trasforma, usa misericordia e rende l’uomo capace di misericordia: l’origine di tutto è la misericordia di Dio, il suo amore paterno. Non sono dunque gli uomini a produrre la novità cristiana, a mettere in atto la liberazione; la salvezza è dono di Dio e solo per sua iniziativa eserciterà la sua misericordia, ossia fa dell’uomo l’oggetto della sua benevolenza e gratuità.
La Madre Speranza così scriveva nel suo Diario: “Questa notte l’ho trascorsa col buon Gesù: mi sono raccolta un po’ per pregare e la notte è trascorsa senza accorgermi. Gesù mi ha detto che quanto più mi eserciterò nella virtù della carità, tanto più cresceranno in me i sentimenti di pietà che sgorgano con facilità da un cuore che già vive l’amore di Dio, ed è questo che fa vedere la bellezza, la bontà e l’infinita misericordia di Dio.”
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