Sforziamoci di mortificare le nostre passioni e viviamo fedelmente la nostra verginità consacrata. Non basta evitare il male ma dobbiamo fuggire anche le occasioni che porterebbero a peccare; ricordiamo che per vincere il male non basta il pentimento, ma dobbiamo fuggire decisamente tutte le occasioni.
Mettersi nelle occasioni è come voler tornare a peccare infatti Gesù non ci è vicino perché ci siamo allontanati dalla sua volontà. Egli non ci può accompagnare dove ci ha proibito di andare. La sua grazia è un aiuto per compiere la sua volontà e questa vuole che evitiamo sempre il peccato.
Il cuore è la fonte degli affetti spontanei, mentre la volontà degli affetti deliberati. Entrambi vanno purificati col fuoco della carità, ricordando che chi dice carità dice amore, ma chi dice amore non dice per questo carità. Non possiamo amare il prossimo per noi stessi, che sarebbe un amore egoistico, neanche per se stesso; ma dobbiamo amarlo tanto quanto ci conduce alla gloria di Gesù.
Stimiamo molto la virtù della castità; essa ci rende spirituali e ci avvicina alla natura angelica. Il demonio conosce molto bene il suo valore e quanto Gesù la ami e la sua più grande consolazione è vedere l’anima immersa nella melma del peccato. Per lui la vittoria più importante è piegare le anime caste. Ascoltate ciò che vide una santa di cui non ricordo il nome. Vide satana con una corona in testa e lo scettro nella mano, seduto come un re attorniato dagli spiriti infernali.
Improvvisamente un demonio si avvicina e adora Satana che gli chiede: “Da dove vieni?” Torno dal mettere gli uomini gli uni contro gli altri e già ho scatenato la guerra; ci sono città distrutte e il sangue scorre nei campi di combattimento. “Quanto tempo hai impiegato in questo lavoro?” domandò satana. Sette anni, rispose il demonio. E satana ordinò che fosse torturato per aver impiegato troppo tempo in questa impresa.
Si avvicinò un altro diavolo, adorò satana che gli chiese: “da dove vieni”? vengo dall’oceano dove ho mosso violente tempeste e ho affondato numerose navi. Quanto tempo hai impiegato in tale fatica? Domandò satana. Tre giorni, rispose il diavolo. E satana ordinò che fosse torturato.
Venne presso il trono di satana un terzo diavolo a cui chiese: “da dove vieni?” vengo dal tentare una religiosa a cui ho presentato l’attrattiva del piacere e l’ho fatta cadere. Quanto tempo hai impiegato? domandò satana. Trenta anni, rispose il demonio. A questo punto satana scende dal trono, pone la sua corona nella testa di quel demonio, gli mette in mano lo scettro e per tutto l’inferno risuona un grido di vittoria, perché il tentatore aveva fatto cadere un’anima casta.
La castità ci rende simili agli angeli; o ancora di più; l’angelo è creato nell’innocenza ed libero dal terribile dominio del corpo non deve sostenere alcuna lotta, mentre l’uomo non può conservare la purezza se non lottando contro la violenza della carne.
Le anime vergini e caste vivono prigioniere in questo carcere di fango, ossia nel corpo; e, se vivono in questo carcere senza cadere sotto la sua dura e vergognosa schiavitù, ma provando l’amore e le aspirazioni degli angeli, che rabbia proverà il demonio e quale consolazione Gesù!
Chi potrà manifestare la dolce intimità, la particolare tenerezza e l’ardente amore che unisce l’anima casta a Dio? “Vieni, le dice Gesù e ti metterò l’anello dell’alleanza, ti coronerò di onore, ti rivestirò di gloria, ti farò godere la mia ineffabile comunicazione di pace, gioia, consolazione e tenerezza”.
Così capirete perché nella chiesa cattolica la virtù della castità è una virtù che attira. Capirete perché le vergini fuggono dal fango del mondo e vanno a rinchiudersi nei conventi, rifugiandosi all’ombra dell’altare. Capite perché i martiri anziché offendere il Signore col peccato impuro preferivano essere gettati nelle fornaci ardenti e fra i più grandi tormenti?
Capite perché tanti illustri convertiti si diedero al martirio dell’espiazione per aver perso l’innocenza. Alcuni si rinchiusero nelle celle dove prostrati sul pavimento chiedono perdono con forti grida; altri si ritirarono in una grotta che irrigarono con le proprie lacrime; alcuni fuggirono nel deserto dove piansero notte e giorno; altri indebolirono il proprio corpo con digiuni e mortificazioni e colpirono il proprio petto con pietre.
Gesù gioisce tra i puri per cui tutti coloro che gli vogliono bene si sforzano di coltivare il giglio della purezza, lo riparano dalle tempeste, lo difendono anche a costo della vita contro ogni mano sacrilega che vuole macchiarlo e, se una burrasca, forte e violenta gli spezza il gambo, lo irrigano con le loro lacrime e, fecondato da queste, torna a fiorire di nuovo con la confessione e la penitenza.
Non possiamo immaginare quanto sono belle davanti a Gesù le anime pure. La castità trasforma l’uomo in un essere straordinario.
Prima non eravamo niente; nel nostro aspetto esteriore niente ispirava rispetto e venerazione per il popolo, ma ai piedi dell’altare, davanti a Dio, il suo ministro ci chiese: “promettete di essere casti?” E abbiamo risposto: “lo prometto”. E da quel momento siamo state consacrate nell’anima e nel corpo col voto di castità.
Da questo momento la chiesa ci accompagna con la sua benedizione, gli uomini di fede s’inchinano davanti a noi; e gli insulti e le bestemmie che ci vomitano contro gli empi, sono altrettante prove della nostra gloria.
Ricordiamo che se c’è un peccato che attira l’ira della giustizia di Dio sulla terra certamente è quello che profana il corpo e macchia l’anima. Dal momento che l’anima commette questo tremendo peccato e si abbandona ai piaceri Dio non riconosce più in essa il lavoro delle sue mani; si pente di averla creata e scaglia sopra di essa una maledizione che la squarcia totalmente.
La sua intelligenza rimane limitata e continuamente un’oscura nube le impedisce di vedere i misteri del cielo; in questa notte oscura sorge il dubbio e la fede vacilla. Il cuore resta indurito e dalle altezze a cui l’aveva elevata la grazia, precipita fino a terra e chiede al corpo e ai sensi piaceri che l’avviliscono. (El pan 5, 165-167;184-198)
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