L’Amore Misericordioso, che chiama tutti a grandi cose, ha il Suo stile, come trapela da quanto la Madre annota nel suo Diario: “Questa notte mi sono distratta e il buon Gesù mi ha detto che vuole servirsi di me per realizzare grandi cose. Io gli ho risposto che, con il suo aiuto e la sua grazia, sono disposta a fare tutto quello che vorrà, ma che mi sento molto inutile e incapace di fare qualcosa di buono. Lui ha aggiunto che è vero, ma vuole servirsi della mia nullità perché meglio risalti che è Lui a realizzare imprese tanto grandi e di tanta utilità per la sua Chiesa e per le anime…” (2.1.1928).
Dall’altra parte un brano dell’evangelista Luca offertoci dalla liturgia in questo tempo ordinario, mette in evidenza come il Signore, dopo essersi preso cura di noi, nel cercare i frutti dall’albero della nostra vita, rischia di non trovarne: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime…”» (Lc 13,7-9).
È la stessa Parola con cui abbiamo aperto la testimonianza di una coppia di Laici dell’Amore Misericordioso, in occasione del convegno annuale dell’Associazione, celebrato a Collevalenza, i cui membri sono singoli e famiglie che, dopo un cammino di formazione, scelgono di vivere la spiritualità affidata a Madre Speranza e di appartenere alla Famiglia carismatica dell’Amore Misericordioso emettendo delle Promesse pubbliche.
Vari Associati hanno testimoniato che nel lasciare entrare Gesù nella propria casa e nella propria storia, Questi ha trasformato e trasfigurato la loro esistenza. Ascoltare delle testimonianze di vita vuol dire, in fondo, cogliere il passaggio di Dio in ogni evento, a volte misterioso e altre più chiaro, a volte difficile altre più sereno. Non ci si confronta con una storia, ma la si ascolta per capire come leggere il passaggio di Dio nella propria. Ascoltare una testimonianza vuol dire imparare “a contare i nostri giorni per giungere alla sapienza del cuore”, per “acquistare un cuore saggio”, come indica la nuova traduzione (Sal 90,12). La vita è fatta di ore, di giorni, di eventi, di incontri e l’incontro con Cristo non la lascia mai uguale.
Ascoltiamo con il cuore la storia di questa famiglia che si è lasciata incontrare da Cristo, che continua ad impegnarsi in un cammino di formazione e di conversione che non è né facile né indolore. Per loro il tempo giubilare è stato un vero anno di grazia, un anno speciale di misericordia ricevuta e donata, un re-incontrarsi, anche in virtù della forza del sacramento del matrimonio, per continuare a lasciarsi purificare come l’oro nel crogiuolo.
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