Firenze, 1 Settembre 2009
Sono Diletta, una ragazza di 21 anni sulla quale il Signore ha deciso di operare un miracolo salvandomi dalla morte spirituale e fisica. Tutto è iniziato nell’anno 2005. Era un pomeriggio come tanti altri: la mia mamma sfaccendava al piano superiore, quando mi domandò qualcosa, non ricordo la risposta perché non riuscii mai a darla quella risposta, la mia lingua si era gonfiata a tal punto da negarmi la facoltà della parola. Seduta su quella poltrona, quel pomeriggio iniziò ciò che definisco la mia guerra, una guerra fatta di tante battaglie durate tre anni alle quali talvolta non riuscivo a credere nemmeno io.
Io e la mia famiglia eravamo ignari di ciò che ci accadeva. Il maligno miete vittime ogni giorno e quel pomeriggio attaccò me fisicamente, ma con il tempo minò le nostre spiritualità rendendoci lontani dalla via del Signore. Oggi, dopo tutto questo tempo, decido di testimoniare il miracolo che Dio Onnipotente ha svolto su di me.
Tengo a precisare che sono sempre stata una brava ragazza, sani principi, buona educazione, ho sempre frequentato la mia parrocchia per svolgere attività ricreative con i bambini, insegnare loro i precetti del catechismo ed essere volontaria dell’Operazione Mato Grosso.
Questa ero io, appena diciassettenne nell’inverno 2005.
Tornando a ciò che mi accadde quel giorno, ricordo di essere andata all’ospedale Meyer di Firenze e che dopo analisi e visite varie i dottori definirono l’evento come sconosciuto, venni rimandata a casa dopo una notte di osservazione, come cura fui messa sotto terapia cortisonica e antistaminica.
Nonostante la mia fedeltà alle terapie, nei giorni seguenti la mia lingua si gonfiava e sgonfiava a suo piacimento destando l’attenzione di tutti i medici. Tornai al DEA del Meyer nei giorni seguenti in seguito ad un attacco più grave, i dottori giunsero anche da altri reparti per visitarmi, vennero otorinolaringoiatri, allergologi, immunologi, neurologi ed ematologi; tutti rimasero esterrefatti ed incuriositi dalle sembianze della mia lingua, era talmente gonfia da non poter chiudere la bocca e su di essa si notavano i segni dei denti e delle venature del palato.
Ancora ignari di ciò che accadeva ci dirigemmo per tutti gli studi medici rimbalzando da uno specialista all’altro, senza risposte ma con la richiesta di poter effettuare nuove cure sperimentali sul mio corpo dal momento che, nonostante le pesanti dosi di cortisone che continuavano a somministrarmi, l’edema era indipendente.
Ora dico, come abbiamo fatto a non accorgerci di ciò che accadeva?
Certi dell’affidabilità delle cure propostemi e somministratemi, continuammo a credere nei medici finché l’episodio svanì letteralmente una mattina come un’altra, i dottori definirono l’episodio come una forma particolare di Edema di Qinck: un ispessimento della mucosa orale dovuto a somministrazione di agenti alimentari a cui ero diventata allergica, nonostante gli esami allergologici del 28 novembre 2005 non riscontrassero alterazioni. Mesi dopo, il 17 Aprile 2007 (allego tutti i referti per essere precisa nelle date), il fenomeno si ripresentò con modalità più disastrose, adesso interferiva con il mio respiro perché regrediva verso la gola. Mi sentivo sconfortata, quando ero al pronto soccorso perché ogni volta che giungevo lì, l’edema si affievoliva e ogni volta che venivo dimessa peggioravo nuovamente.
Mi guardo indietro e temo il ricordo di quei momenti pieni di sofferenza e così difficili, per questo fin ora non ero riuscita a scrivere di questo miracolo, a volte la paura di ricordare è forte tanto quanto la drammaticità di quei momenti.
Da quell’episodio l’edema non se n’andò mai, raramente regrediva per qualche giorno, ormai ci convivevo. La scuola era diventata un sacrificio, derisa e non creduta da compagni e professori il mio quinto anno di liceo mi sembrava non finisse più.
Spesso gli attacchi più forti mi prendevano proprio a scuola e, tranne poche amiche, tutte le volte venivo accusata di simulare per attirare l’attenzione o evitare interrogazioni e compiti in classe. Mi trovavo davvero sola, l’ambiente scolastico era diventato invivibile e la mia unica rivincita era avere una media scolastica invidiabile, ma se da un lato questa allietava gli animi dei professori dall’altro inaspriva quelli dei miei compagni di classe. Ricordo bene il mio ultimo ricovero il 24-01-08: l’ambulanza giunse a scuola, il medico del 118 mi somministrò cortisone in via venosa, persi del sangue durate la terapia, una ragazza venne a curiosare, non ero in grado di preoccuparmi per ciò che mi accadeva intorno ma ricordo benissimo la sua risata nel vedermi lì in quel modo. Una volta giunta per l’ennesima volta in ospedale, i medici leggendo i referti precedenti e non trovando spiegazione all’evento, consigliarono un esame psicologico approfondito e mi somministrarono antidepressivi.
Nonostante tutto sono riuscita a combattere per gli anni 2007 e 2008 grazie all’aiuto di un’anima particolare, una vera e propria messaggera di Dio. Attraverso di lei il Signore mi ha guidata verso il mio medico, anzi il Suo, quello adatto a curarmi: il padre passionista Alfredo Pallotta della Chiesa di San Paolo della Croce, al Galluzzo in provincia di Firenze. Come ormai credo abbiate capito padre Pallotta è un esorcista, egli mi accettò fin dalla mia prima visita come figlia. Mi recavo da lui tutte le settimane, lo chiamavo a tutte le ore per ricevere benedizioni durante gli attacchi del demonio, a volte quelle telefonate non volevo farle, mi costavano veramente care, ma la costanza di mia mamma nell’obbligarmi ad effettuarle nei momenti più difficili rischiarava subito i miei occhi. Mi è capitato varie volte di essere attaccata durante il sonno notturno, per questo mia madre dormiva sempre con me, cominciavo ad affannare il mio respiro a stare per qualche secondo in apnea, ed ecco che cominciava a gonfiarsi la mia lingua, mia madre mi svegliava, io supplicavo di lasciarmi dormire e di farmi le punture di cortisone perché non ci credevo al maligno ma lei recitava le preghiere di un libretto donateci dal padre passionista e la “Preghiera per l’immersione” di Madre Speranza.
Parallelamente alla via di padre Pallotta, il Signore attraverso i consigli di quest’anima, mi donava conforto, forza e fede segnando il mio cammino, indirizzando la mia famiglia alla conversione.
Durante la fine dell’inverno 2007 mi pervenne il consiglio e la richiesta da parte de Signore di recarmi a Collevalenza presso il Santuario dell’Amore Misericordioso e di immergermi, completamente compresa la testa, per sette volte. La mia famiglia mi accompagnò per tutte le volte al Santuario il sabato: prendevamo messa la mattina, ci soffermavamo sempre sulla tomba di Madre Speranza a pregare per la mia guarigione, dopo di che pranzavamo, ci confessavamo e alle 15 dopo la liturgia delle acque, facevamo il bagno, inoltre ci portavamo da casa delle stagne per prendere l’Acqua Benedetta e berla sia durante gli attacchi (nonostante io facessi di tutto per non prenderla) sia quotidianamente (molte volte a mia insaputa mia mamma la mischiava a quella delle bottiglie per farmela bere). Nel santuario apprendemmo dell’esistenza della novena all’Amore Misericordioso e da lì cominciammo, sia io che mia mamma, a recitarla ferventemente durante tutto il ciclo dei bagni.
I bagni non furono semplici da compiere, succedeva sempre qualche imprevisto: io che mi ammalavo con la febbre, i dolori alle gambe e molte altre sintomatologie che però svanivano durante le liturgie. Certo fu che i bagni mi aiutarono molto, ma anche la mia famiglia stessa ne trovò giovamento: mio padre che non voleva mai fare il bagno, durante la 5°,6°,7° visita, decise di immergersi anche lui, un gran risultato visibile di come il Signore operi.
Durante una nostra visita al santuario mi ritrovai a pregare nella cappella del Crocifisso da sola, mentre aspettavo la liturgia, non era la prima volta, solitamente me ne stavo seduta su una panca verso il fondo e “studiavo” le preghiere che trovavo nei vari volantini all’entrata del santuario, ma il 4° sabato fui pervasa dal desiderio di contemplare il Crocifisso della cappella, ero sola quella volta, ma m’inginocchiai alla seconda panca, la vista mi si annebbiò, sbattei gli occhi e vidi da vicino il Crocifisso: vedevo solo la parte dalla testa al costato e mi spaventai quasi, quando notai che l’immagine si era fatta viva, non era più legno quello che osservavo ma carne! Vedevo i muscoli delle braccia di Gesù che si contraevano e mi sentivo vuota, come una lattina vuota. E così mi apparve finché non battei nuovamente le palpebre, sentii il canto della liturgia e sbalordita, corsi all’altare principale per raggiungere i miei genitori.
Durante gli intervalli tra i vari bagni e le benedizioni di padre Pallotta, il maligno si presentava non solo con l’edema della lingua ma anche in altre forme.
Ho anticipato che avevo dolori alle gambe prima di andare a Collevalenza. Quando ero a Firenze questi mi impedivano anche di scendere le scale, ma non solo, associati alla lingua mi si gonfiavano le palpebre e sentivo gli occhi bucare come fossero pervasi da mille spilli. Spesso quando ero sola in casa alla mattina perché non potevo andare a scuola, sentivo le porte sbattere nonostante le avessi lasciate chiuse, o sentivo un cane ringhiare; potete immaginarvi la paura che provavo non mi alzavo nemmeno dalla sedia della scrivania dove studiavo, allungavo il braccio solo per prendere il telefono e chiamare padre Pallotta: con lui recitavamo il Magnificat e mi benediva.
La mattina seguente al giorno in cui in mi si presentò un evento simile a quello appena descritto, era il primo marzo 2007, mi svegliai riportando dei graffi attorno alla bocca, graffi che sparirono dopo la visita al padre il pomeriggio seguente.
In quel periodo (intendo quello durante il compimento dei 7 bagni) feci anche un sogno particolare. Sognai di essere nel Santuario di Collevalenza in compagnia di Padre Pio e di un cane che veniva scacciato, so di non essere precisa ma di quel sogno ho pochi ricordi dopo che lo descrissi a quell’anima che mi dava preziosi consigli e a padre Pallotta, ma l’importante è che mi fa detto di non temere ma di credere a ciò che avevo sognato la mattina del 13 Marzo 2007 e di farne tesoro per la mia battaglia.
Certo è che quei bagni uniti all’operato del padre passionista e dei consigli spirituali datemi da quell’anima si rivelarono miracolosi, perché in concomitanza del mio esame di maturità nell’anno 2008 fui protagonista del miracolo che Dio compì su di me. Dopo quei sette bagni la mia forza spirituale crebbe e l’edema se ne andò. A tutt’oggi, che siamo a fine 2009, l’edema non si è più ripresentato. Io da parte mia non posso fare altro che continuare a mettermi in contatto con gli strumenti che il Signore mi affidò: con padre Pallotta che oramai mi chiama “figlia diletta”, con quell’anima che mi fu tanto cara dispensatrice di consigli preziosi ma primo fra tutti il Santuario di Collevalenza presso il quale mi reco, anche se più sporadicamente, tutt’ora non per chiedere la mia guarigione ma per ringraziare perché una volta che la propria vita, il proprio corpo e il proprio cammino è stato segnato dal miracolo di Gesù, non si può fare finta di nulla. La conversione è l’arma più potente contro il demonio, ma è anche la più difficile da perseguire per noi creature di Dio che viviamo sulla terra, piena di tentazioni e negligenze che sono all’ordine del giorno, ma tutto può essere combattuto se le vostre e le mie battaglie si svolgono nella e per la Luce del Signore.
Diletta Marino
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