Lo sguardo alla Croce ci riporta i momenti dolorosi vissuti nella nostra vita: la perdita di un genitore, di un figlio, di un fratello, di un amico; ci fa rivivere gli eventi di sofferenza di amici o conoscenti: lutti in famiglia, morte del coniuge, disarmonie di coppie, separazioni, cancro del corpo e dello spirito. Lo sguardo alla Croce ci fa capire che la lacerazione interiore, la condivisione, la comunione reciproca ci hanno uniti “gli uni e gli altri”, aprendo la finestra della nostra anima allo sguardo d’amore del Cristoche ci chiede di guardare con i suoi stessi occhi tutti i nostri simili che gridano di dolore.
“Noi tocchiamo effettivamente il corpo di Cristo nei poveri, diceva Madre Teresa di Calcutta. E’ il Cristo affamato che nutriamo in essi, il Cristo nudo che rivestiamo di indumenti, il Cristo senza tetto che ospitiamo… per poter fare questo lavoro per i più poveri dei poveri abbiamo bisogno dell’Eucarestia, abbiamo bisogno del pane di vita: non siamo assistenti sociali, siamo nel cuore del mondo, contemplativi”… “Metti la tua mano in quella di Gesù e cammina con Lui per la tua strada … mantieni nel tuo cuore la gioia di amare Gesù e condividi questa gioia con tutti coloro che incontri”
Con le sue parole preghiamo.
“Ogni mio sospiro, ogni mio sguardo, ogni mio atto
Saranno un atto di amore divino
Ed ogni cosa che io farò
Sarà, oh mio amato Signore, per amor tuo”
Lasciamoci scavare l’anima dalle lacrime dei poveri, come pregava Don Tonino Bello, per impegnarci a vivere la vita come un dono e di deciderci a camminare sulle strade del Vangelo missionario di giustizia e di pace.
Nel Vangelo percepiamo lo sguardo di Gesù sulle più disparate situazioni delle persone che incontrava. Lo sguardo sulle folle era sempre carico di tenerezza e compassione, quello su Gerusalemme era velato di tristezza e di pianto per il suo peccato. Lo sguardo sul giovane ricco in cerca di cosa fare della propria vita era dolce ed affettuoso, quello su Maria Maddalena e su tanti poveri peccatori mostrava misericordia. Lo sguardo su Pietro, che l’aveva tradito, era rivestito di comprensione per la sua debolezza umana e quello su Maria e su Giovanni, dall’alto della croce, era pieno d’amore.
Era uno sguardo che non giudicava e non condannava mai.
Su questo sguardo divino si è soffermato Papa Francesco ricordando l’episodio di San Matteo, il pubblicano diventato uno dei Dodici. Egli si lascia convertire, dice il Papa, quando avverte “nel suo cuore lo sguardo di Gesù che lo guardava”. Precedentemente Matteo è un esattore delle tasse al servizio dell’Impero Romano e “il denaro è la sua vita, il suo idolo”.
Incrociato il suo sguardo con quello di Gesù, Matteo vede cambiare la sua vita. Lo sguardo di Gesù, ha spiegato il Papa, “mai ti abbassa” e “mai ti umilia”, piuttosto “ti invita ad alzarti” e “a crescere, ad andare avanti”; è uno sguardo che “ti incoraggia perché ti vuole bene”. Fu così, che, sentendosi amato da quello sguardo di Gesù, Matteo “si alzò e Lo seguì”.
Lo sguardo di Gesù, tuttavia, non ha nulla di “magico”, né Egli è uno “specialista di ipnosi”. Quando Lui guarda ognuno di noi, ognuno si sente guardato, “come se Gesù dicesse il nome”.
È uno sguardo che, oltre che a Matteo, ha cambiato la vita a molte altre persone, a partire da Pietro, che dopo averLo rinnegato, guarda negli occhi Gesù e piange amaramente.
Epocale è anche l’ultimo sguardo che Cristo rivolge alla Madre e all’apostolo Giovanni, poco prima di morire in croce: “con quello sguardo, ci ha detto che la sua mamma era la nostra e che la Chiesa è madre”, ha commentato il Santo Padre.
C’è poi lo sguardo al Buon Ladrone e, dopo la Resurrezione, nuovamente a Pietro, al quale Gesù rivolge il suo triplice “mi ami?”, facendo “vergognare” il Principe degli Apostoli.
Quando poi si siede a tavola in casa di Matteo ed arrivano numerosi “pubblicani e peccatori”, Gesù “riportava loro la dignità”, disarmando gli accigliati moralisti che ritenevano il Nazareno pranzasse con la “sporcizia della città”, sotto alla quale, però, ha osservato il Pontefice, “c’erano le braci del desiderio di Dio, le braci dell’immagine di Dio che volevano che qualcuno li aiutasse a farsi fuoco”.
È uno sguardo, quello di Gesù, che molti di noi possono aver percepito “tante volte” nella propria vita, nella “persona di un sacerdote che ci insegnava la dottrina o ci perdonava i peccati” o anche “nell’aiuto di persone amiche”, ha proseguito il Papa.
Tutti noi ci troveremo davanti a quello “sguardo meraviglioso”, in attesa di poter incontrare Gesù che “ci attende per guardarci definitivamente” e quel suo ultimo sguardo sulla nostra vita “sarà per sempre”.
In conclusione il Papa ha chiesto “a tutti questi Santi che sono stati guardati da Gesù, che ci preparino a lasciarci guardare nella vita, e che ci preparino anche a quell’ultimo – e primo! – sguardo di Gesù”.
Affidandoci a Maria, inoltre, Gesù ha voluto metterci sotto la sua protezione, sotto il suo sguardo materno che vede ed intercede presso il Padre. Lo sguardo di Maria è dolce, è comprensivo, amorevole, pieno di apprensione per i suoi figli. E’ lo sguardo di una madre che vuole salvare a tutti i costi quanti sono nell’infelicità.
E’ lo sguardo che Papa Francesco in visita a Cagliari, al Santuario di nostra Signora di Bonaria, ha invocato in dono.
“Oggi sono venuto in mezzo a voi, anzi siamo venuti tutti insieme per incontrare lo sguardo di Maria, perché lì è come riflesso lo sguardo del Padre, che la fece Madre di Dio, e lo sguardo del Figlio dalla croce, che la fece Madre nostra. E con quello sguardo oggi Maria ci guarda. Abbiamo bisogno del suo sguardo di tenerezza, del suo sguardo materno che ci conosce meglio di chiunque altro, del suo sguardo pieno di compassione e di cura. Maria, oggi vogliamo dirti: Madre, donaci il tuo sguardo! Il tuo sguardo ci porta a Dio, il tuo sguardo è un dono del Padre buono, che ci attende ad ogni svolta del nostro cammino, è un dono di Gesù Cristo in croce, che carica su di sé le nostre sofferenze, le nostre fatiche, il nostro peccato. E per incontrare questo Padre pieno di amore, oggi le diciamo: Madre, donaci il tuo sguardo!”.
“Ma nel cammino, spesso difficile, non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo, e lo sguardo della Madonna ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno. Guardiamoci in modo più fraterno! Maria ci insegna ad avere quello sguardo che cerca di accogliere, di accompagnare, di proteggere. Impariamo a guardarci gli uni gli altri sotto lo sguardo materno di Maria! Ci sono persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: i più abbandonati, i malati, coloro che non hanno di che vivere, coloro che non conoscono Gesù, i giovani che sono in difficoltà. Non abbiamo paura di uscire e guardare i nostri fratelli e sorelle con lo sguardo della Madonna, Lei ci invita ad essere veri fratelli. E non permettiamo che qualcosa o qualcuno si frapponga tra noi e lo sguardo della Madonna. Madre, donaci il tuo sguardo! Nessuno ce lo nasconda! Il nostro cuore di figli sappia difenderlo da tanti parolai che promettono illusioni; da coloro che hanno uno sguardo avido di vita facile, di promesse che non si possono compiere. Non ci rubino lo sguardo di Maria, che è pieno di tenerezza, che ci dà forza, che ci rende solidali tra noi. Madre, donaci il tuo sguardo!”.
Cerchiamo di imparare da Gesù e Maria, modelli d’eccellenza, per offrire uno sguardo, un gesto d’amore a quanti sono sfiniti, abbandonati, miserabili. Riscopriamo dentro di noi quello slancio generoso e altruistico che ci farà asciugare non il loro ma il volto di Gesù. Siamo stati mandati sulle strade del mondo perché le percorressimo insieme ai nostri fratelli e non da soli, per salvare il mondo, non per distruggerlo, per essere membri del Corpo mistico di Cristo.
Viviamo la nostra scelta di battezzati secondo la logica di Dio affascinati, convinti e chiamati dall’AMORE MISERICORDIOSO che
“……Comporta per tutti un modo nuovo di vivere la propria condizione cristiana: in un mondo alienato e disorientato, a questi chiamati si offre oggi lo spazio per rinnovare la grande avventura di scoprire e proporre uno stile di vita che si radica nella paternità e nella maternità di Dio e nella fraternità di tutti gli uomini per costruire finalmente una civiltà basata sull’amore” (da “La rivelazione di Dio come Amore Misericordioso di Roberto Lanza)
“Sforziamoci di compiere sempre la volontà di Dio e di amarlo sopra ogni cosa. Vegliamo e lavoriamo perché i nostri cuori non siano mai un sepolcro di freddo marmo per il Buon Gesù, ma un tabernacolo vivente, riscaldato costantemente dal fuoco dell’amore. Certamente fino ad oggi non ci siamo preoccupati di amare Dio come dovevamo. Per questo tante volte ci sarà mancata la carità e le nostre opere non saranno state meritorie come dovevano. Ma non scoraggiamoci e con fiducia filiale chiediamo perdono al nostro buon Padre. Pieni di fede e di amore diciamogli: – Castigaci, Gesù mio, per le nostre iniquità e salvaci per il tuo amore e la tua misericordia -. Non lasciamoci invadere mai dalla tristezza e dallo scoraggiamento perché altrimenti disgusteremo Dio permettendo al tentatore di togliere la pace alla nostra anima suscitando in essa una violenta lotta.
Vi esorto: pregate molto il buon Gesù per i vostri fratelli, perché giungano ad essere come Lui li vuole. Gesù conceda la grazia di essere sempre puri di cuore e semplici nell’agire.
I loro sguardi siano fissi in Dio e non abbiano altro desiderio che compiere la volontà di Dio, ad ogni costo.” (dagli scritti di Madre Speranza).
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